bandiera bianca

Le mutandine di Sharon Stone trent'anni dopo

Antonio Gurrado

Un po' di domande sull'accavallamento di gambe più famoso di sempre, quello in Basic Instict, di cui ricorre il trentennale

È da trent’anni che mi interesso alle mutandine di Sharon Stone (quando uscì “Basic Instinct” ne avevo dodici; la mia vita cambiò) quindi ho letto con avido interesse l’articolo di Teresa Ciabatti sul Corriere in occasione dell’anniversario di quella scena, il fatale accavallamento di gambe. Ho così appreso che, nella circostanza, Sharon Stone aveva sì acconsentito a sfilarsi le mutandine ma solo a patto che nell’inquadratura non si vedesse nulla; restando conseguentemente tradita una volta scoperto, alla prima, che Paul Verhoeven aveva eretto alla sua femminilità un monumento aere perennius.

Oggi, è ovvio, il regista verrebbe impiccato e non è da escludersi che un domani non lo sia. Resta però un mistero su cui da stamane mi arrovello. Perché sfilarsi le mutandine se della metà di sotto non doveva vedersi nulla? Forse perché così più efficacemente poteva interpretare il ruolo, poteva avere la faccia di una donna senza mutandine? Forse perché il metodo Stanislavskij non arriva fino all’intimo? Una grande attrice come Sharon Stone non è in grado con uno sguardo di far credere che sia completamente nuda, foss’anche vestita di uno scafandro da palombaro? Chi lo sa. Materiale su cui riflettere almeno altri trent’anni, per fortuna.

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