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Bandiera bianca

Il rischio di una petizione sì vax

Antonio Gurrado

Succede a Trieste. Nobili le intenzioni, insidiose le conseguenze. Perché la scienza non va a maggioranza: se ci fosse un solo firmatario vaccinista in un universo no vax, avrebbe comunque ragione lui

Ha già raccolto più di sessantamila firme la petizione sì vax indetta a Trieste; una petizione sensata e misurata nei toni, il cui obiettivo è lanciare un appello a Trieste (e da Trieste) in quanto città di scienza, lavoro, cultura e responsabilità. Intento nobile e giusto, non fosse per un riflesso condizionato che potrebbe indurre equivocamente a fare due conti, concludendo che se sessantamila triestini hanno firmato contro ottomila manifestanti, allora hanno ragione loro.

 

È rischioso perché la scienza non va a maggioranza. Per centocinquant’anni buoni Copernico non sarebbe stato in grado di mettere insieme abbastanza firme di gente convinta che, nonostante le apparenze, la terra girasse intorno al sole. Nella Francia di inizio Settecento una petizione per la gravitazione universale newtoniana avrebbe raccolto meno firme rispetto a una in favore della delirante teoria dei vortici di Cartesio. E cosa accadrebbe se fra qualche giorno i manifestanti no-vax a Trieste sorpassassero in numero i petizionari? Sarebbero per questo più meritevoli di ascolto e di rispetto, più autorevoli nelle loro opinioni? No vi dico, perché la scienza è autonoma e oggettiva: se anche a Trieste ci fosse un solo firmatario vaccinista contro duecentomila no-vax, un unico copernicano contro duecentomila tolemaici, un solingo sostenitore di Newton mentre duecentomila persone manifestano in favore della teoria dei vortici, avrebbe comunque ragione lui.

 

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