(foto EPA)

bandiera bianca

L'involontaria comicità giapponese

Antonio Gurrado

A poche ore dall'inaugurazione delle Olimpiadi di Tokyo, gli organizzatori hanno annunciato un'altra epurazione per questioni di opportunità. Finalmente anche i giapponesi sono riusciti a farci ridere

Ricapitoliamo. Manca pochissimo all’inaugurazione delle Olimpiadi a Tokyo, questione di ore, e gli organizzatori hanno appena fatto fuori il regista della cerimonia di apertura, Kentaro Kobayashi, perché nel 1998 aveva fatto una battuta sull’Olocausto. Che non faceva ridere. Poco prima avevano licenziato anche il compositore delle musiche per la cerimonia, Keigo Oyamada, perché nel 1994 aveva ammesso di avere angariato da bambino un compagno di scuola disabile, insieme ai suoi amici, si presume per un po’ di sano divertimento. Che non faceva ridere. E pochi mesi fa avevano giubilato anche il direttore creativo della cerimonia medesima, Hiroshi Sasaki, perché aveva suggerito a una comica sovrappeso di esibirsi vestita da maiale, probabilmente per farla sentire a proprio agio con un’arguzia. Che non faceva ridere.

È noto che la comicità giapponese è diversa dalla nostra e che lì si ride per motivi diversi da quelli per cui si ride qui. Pertanto ci sono due possibilità: o in Giappone l’Olocausto, il bambino disabile e la donna suino vengono trovati divertentissimi ma gli organizzatori delle Olimpiadi sono dei guastafeste; oppure, affidando la cerimonia di apertura a questi tre, gli organizzatori delle Olimpiadi volevano farci ridere e ci sono finalmente riusciti.

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