Lo scrittore britannico Jonathan Coe (LaPresse) 

Bandiera Bianca

Proust a Sanremo e Kafka a Masterchef

Antonio Gurrado

Lo scrittore britannico Jonathan Coe suona la tastiera elettrica al Castello Sforzesco di Milano. Chissà cosa avrebbero potuto regalarci i grandi autori del passato se il mondo dell'editoria si fosse dato più da fare

Purtroppo stasera ho un impegno quindi non riuscirò ad andare a sentire Jonathan Coe che suona la tastiera elettrica al Castello Sforzesco di Milano. In compenso ho la giornata piuttosto libera quindi posso dedicarmi a riflettere sul sorprendente fenomeno della gente che va a sentire uno scrittore che suona.

   

Può darsi che sia un escamotage per attrarre più pubblico, sottintendendo: se non avete voglia della solita presentazione dell’ultimo romanzo, venite stasera e riceverete un concerto in omaggio.

Può darsi invece che sia un criterio innovativo per stabilire gerarchie culturali più salde: visto che scrivere scrivono tutti, e a presentare un romanzo è buono chiunque, meglio se per dimostrare di essere valido lo scrittore s’industria a saper fare anche altro.

Può darsi infine che si tratti di un sostanziale contrappasso: dato che è pieno di musicisti, cantanti, attori, anchorman, sportivi, giudici, politici e cuochi che si credono scrittori, adesso noi scrittori ve la facciamo vedere rivelandoci musicisti, cantanti, attori, eccetera.

   

Come che sia mi resta qualche rimpianto causato da questo tardivo progresso dell’editoria che cent’anni fa, quando ancora era piuttosto arretrata, non ci consentiva di apprezzare le performance canore di Italo Svevo, le gare di barzellette di Proust, l’abilità di Kafka ai fornelli, le formidabili acrobazie di Thomas Mann.

 

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