bandiera bianca

Milano esasperata e sotto assedio come nel 1848

Antonio Gurrado

Secondo l'infettivologo Galli, la città lombarda ha quindici giorni di tempo per invertire la rotta e limitare l'espandersi del contagio. Un'affermazione che per ovvia assonanza richiama le Cinque giornate, solo che oggi gli austriaci sono i governanti 

Le quindici giornate di Milano, evocate dal professor Galli dell’ospedale Sacco come necessarie a limitare l’espandersi del contagio, richiamano le Cinque Giornate del 1848 per ovvia assonanza; sotto la quale, però, temo si celi una più profonda comunanza di contesto sociopolitico. Le Cinque Giornate sono da quasi due secoli la pietra di paragone del rapporto fra cittadini e governanti, ovvero fra milanesi e austriaci. Nel 1848 i milanesi erano esasperati dagli austriaci per tre motivi: parlavano una lingua incomprensibile, tenevano la popolazione sotto la continua minaccia di una legislazione vessatoria e amministravano male il denaro dei cittadini non garantendo al loro lavoro un adeguato ritorno in termini di benessere. Donde, le Cinque Giornate. Bene, nel 2020 i milanesi possono a buon diritto dirsi esasperati dai governanti, a livello comunale, regionale e centrale, grossomodo per gli stessi motivi.

 

 

Primo, parlano una lingua incomprensibile: avete mai letto un dpcm o un’ordinanza? Secondo, tengono la popolazione sotto la continua minaccia di una legislazione vessatoria: più ancora dell’effettivo coprifuoco o della serrata dei licei, a segare le gambe è il continuo rincorrersi di ammicchi a un futuro di vaghi provvedimenti drastici, che sia chiudere ristoranti e bar, consentire di circolare solo ai lavoratori, diminuire la capienza dei mezzi mantenendo l’area C, garantire severità a capocchia, promettere multe a chiunque si muova. Terzo, amministrano male il denaro dei cittadini senza garantire un adeguato ritorno di benessere: fate un giro a Milano chiedendo ai cittadini se in questo duro frangente si sentano tutelati economicamente da Comune, Regione e Governo cui pagano le tasse, e vediamo se non vi linciano. I milanesi sono ammirevolmente dediti e seri, quindi se c’è da fare quindici giornate di sacrifici per venirne fuori le faranno, ne faranno cinquanta, ne faranno cento; ma i governanti dovrebbero rendersi conto che, ora come ora, gli austriaci sono loro.

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