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Dove ha sbagliato il turista austriaco che ha danneggiato il gesso del Canova

Antonio Gurrado

Gli sarebbe bastato far notare che la prova della celebre statua che immortala Paolina Borghese, incarna una rappresentazione patriarcale della donna, ridotta a corpo nudo mollemente adagiato a favore dei passanti

È un peccato che il famigerato turista austriaco che ha danneggiato un gesso del Canova abbia scritto al museo di Possagno assumendosi piena responsabilità, scusandosi per l’accaduto e dicendosi pronto a risarcire. Si vede che non ha colto bene lo spirito del tempo. Gli sarebbe bastato far notare che il gesso, una prova della celebre statua che immortala Paolina Borghese, incarna una rappresentazione patriarcale della donna, ridotta a corpo nudo mollemente adagiato a favore dei passanti e inerme di fronte ai loro sguardi perversi. Inoltre il soggetto dell’opera deve notoriamente la propria celebrità all’essere sorella e complice di Napoleone Bonaparte, un guerrafondaio, un imperialista, un tiranno che nel 1802 ripristinò personalmente la schiavitù nelle colonie. Senza contare che lo stesso Canova, con la propria incomprensibile ossessione per il marmo, è stato fra i più rinomati mandanti della sua estrazione dalle cave, contribuendo in maniera forse decisiva al collasso dell’ecosistema. Povero incosciente ingenuo turista austriaco: gli sarebbe bastato far passare per gesto dimostrativo la sua culata alla statua e in un sol colpo avrebbe avuto tutti a favore, femministe, terzomondisti, ambientalisti, tutti. Invece, con la sua pavida letterina di scuse, ha preferito passare da imbranato anziché da eroe dei nostri giorni.

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