(foto Ansa)

Ho fatto le vacanze in Grecia e ora sono un pericolo pubblico

Antonio Gurrado

Come i runner ad aprile, gli untori irresponsabili della movida a maggio e i tifosi di calcio a giugno, vengo accusato di aver compiuto un'azione regolarmente consentita dal governo

Mi autodenuncio: sono un pericolo pubblico. Era ora che accadesse, dopo mesi di vani tentativi. Ad aprile i nemici del popolo erano i runner, che correvano per le città dopo avere ottenuto il permesso dal governo, infettando i bravi cittadini coi loro sputacchi; io però facevo attività fisica al chiuso di casa già da prima del lockdown, quindi l’unica salute che mettevo a rischio casomai era la mia. A maggio gli untori erano gli irresponsabili della movida, che mettevano nel mirino i bravi cittadini prendendo l’aperitivo sui Navigli dopo che i bar erano stati riaperti. Io però giravo per Milano e la trovavo deserta, nessuno mi si appiccicava con un Negroni in mano nonostante fosse la stessa Milano dei fotografi dei giornali e di un incazzatissimo Beppe Sala; o forse si trattava di un caso di omonimia.

 

Poi i criminali sono diventati i tifosi, che si assembravano per festeggiare i trofei delle loro squadre, dopo che era stata fatta ripartire la stagione agonistica a causa del grande valore sociale del calcio. Io però tengo al Milan e, visto che non ha vinto nulla, tutt’al più potevo brindare sobriamente davanti al televisore a ogni goal del mio idolo Çalhanoglu; sono uno che si accontenta di poco.

 

Adesso la minaccia arriva da chi è andato in Grecia dopo che è stato consentito andare in Grecia, e finalmente mi scopro colpevole: infatti mi trovo in Grecia, pertanto al mio ritorno sarò sottoposto al tampone punitivo. È noto infatti che il virus attecchisce particolarmente sugli italiani che non sono andati in vacanza in Italia, scegliendo mete alternative come la Spagna, la Croazia, Malta o la Grecia appunto, così come in passato si propagava subdolamente alle sette di sera o appena uno indossava le scarpe da corsa o in occasione della finale di Coppa Italia. Mi autodenuncio: sono un pericolo pubblico e, con la mia scelta avventata di compiere un’azione regolarmente consentita dal governo, rischio di mettere a repentaglio la vita dei bravi cittadini che non vanno in vacanza, non fanno sport, non seguono il calcio e non vanno al bar, ma restano in casa a guardare la tv per scoprire chi sarà il loro prossimo nemico. Bella vita, davvero.

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