I politici hanno un problema di hashtag

Antonio Gurrado

L'appello di Rosalba De Giorgi a #restareacasa fatto in auto e cosa non torna negli slogan dei politici

Il gatto di Schrödinger è un dilettante in confronto alla deputata grillina Rosalba De Giorgi che, volendo lanciare un appello a #restareacasa, ha registrato un videomessaggio #sedutainmacchina. Dopo di che si è scatenata una discussione sui social (anche perché se la gente #restaincasa cosa volete che faccia? #litigasuisocial) riguardo all’opportunità di esortare a non uscire stando nell’abitacolo anziché nell’abitazione.

 

 

Nel corso di una serrata disamina catastale, la deputata si è difesa spiegando che il video era stato girato nell'auto perché aveva lì il coso per tenere fermo lo smartphone; tuttavia l’auto si trovava nel vialetto domestico e quindi, pur #standoinmacchina, stava al contempo #restandoacasa, per quanto #fuioridallaporta.

 

Trovo oziosa la questione se la deputata rispettasse o meno la legge #standodentro #maanchefuori; la parte interessante della notizia riguarda l’utilizzo degli slogan da parte dei politici. Infatti appena qualcuno #partorisceunhashtag, le forze che dovrebbero guidare il Paese si precipitano a seguirlo ripetendo l’hashtag #comepappagalli: lo fanno senza interrogarsi minimamente né sul senso di ciò che dicono (#andràtuttobene nonostante #trecentomortialgiorno) né sull’attrito fra parole e contesto (#restateincasa #velodicodallamacchina). È il grande vantaggio di quel cancelletto: fa compiere a qualsiasi concetto un salto semantico che ci consente di #sembrarefighi #parlandoavanvera.    

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