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La politica non è un lasciapassare per la discoteca

Antonio Gurrado

Ieri notte a Milano un padre e un figlio si sono finti parlamentari per entrare in un locale. Questo è il senso dell'attività politica per gli italiani: un mezzuccio per avere a un privilegio

Se gli italiani tenessero in debito conto il potere legislativo, questa sarebbe la notizia del giorno: ieri notte, a Corso Como, un padre e un figlio si sono finti parlamentari per entrare in discoteca. La faccenda si è poi conclusa con rissa e arresto (erano ubriachi) ma, come sempre, lo spirito conta più della lettera. I due hanno infatti dimostrato discreta padronanza delle norme vigenti in materia di elettorato passivo: il padre, essendo quarantenne, si è proclamato senatore mentre il figlio, solo ventenne, si è spacciato per deputato. Tuttavia è interessante che abbiano ritenuto che l'essere parlamentari fosse un automatico lasciapassare per un privilegio (per quanto i buttafuori abbiano eccepito) e, soprattutto, che ambissero a un privilegio frivolo e miserello quale un ingresso in discoteca, non so neanche se con consumazione inclusa. Questo in fin dei conti è il senso dell'attività politica secondo gli italiani: un mezzuccio a cui chiunque può accedere per saltare una fila o sgraffignare una seratona gratis. I due sono stati poi accusati di vilipendio alla nazione ma, in fondo, non c'è mai stato periodo storico in cui la loro impostura fosse tanto simile alla realtà. Il prossimo passo è che qualcuno si spacci per portavoce del Presidente del Consiglio presentandosi ai provini del Grande Fratello.

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