Quanto piacciono i cliché sulla sessualità di Oscar Wilde

Antonio Gurrado

Il rischio di cancellare la poesia dello scrittore, tra matrimoni di copertura e storie omosessuali

La bellezza androgina del profilo sarebbe stata, a una prima analisi grossolana, il motivo per cui Oscar Wilde s’innamorò ventottenne di una ricca americana eternata da un ritratto di Boldini, Hattie Crocker: lo sostiene lo studioso Matthew Sturgies, la cui biografia dell’autore irlandese attesa in libreria a ottobre rivela per prima questo segreto sentimentale. Era il 1882, l’anno in cui Wilde visitò gli Stati Uniti per una tournée di conferenze e già alla dogana deliziò gli americani con una battutaccia non degna di palati fini: “Nulla da dichiarare a parte il mio genio”. Ai giornali piace l’idea che il giovane Wilde si fosse innamorato di una donna solo perché sembrava un uomo, corrisponde al cliché e per questo la raccontano come la sua unica vera storia d’amore eterosessuale, prima d’infiniti maschi a pagamento e gratis: le nozze con Constance Lloyd, abbastanza ricca anche lei, vengono frettolosamente derubricate a matrimonio di facciata per coprire la storia col bel capriccioso lord Alfred Douglas, detto Bosie. Ma, se il lettore chiude i giornali e apre i libri, scopre che Wilde sposa Constance nel 1884 e conosce Bosie nel 1891; non contento di avere organizzato un matrimonio di copertura con sette anni d’anticipo, Wilde machiavellicamente concepisce entrambi i figli prima di avere la prima esperienza con un uomo, il gentile Robert Ross nel 1886. Un piano diabolico per un alibi perfetto. Vale per ieri e per oggi, vale per Wilde e per tutti: quando si vuole interpretare qualcuno alla luce di un solo aspetto della sua personalità, viene meno non solo tutta la poesia ma anche tutta la cronologia, per non parlare della logica.

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