Carlo Fruttero (foto LaPresse)

Scrittori da spiaggia

Mariarosa Mancuso

Stili da copiare. Le espadrillas di Fruttero, la cuffia di Agatha Christie e le calze a righe di Wolfe

Anni fa, capitò di andare da Carlo Fruttero, per un’intervista radiofonica. Villetta nascosta nella pineta di Roccamare, vicino a Castiglione della Pescaia, poco lontano da dove abitava Italo Calvino. Casottino sulla spiaggia e sbarra all’entrata, lì era ambientato – con qualche licenza romanzesca – “Enigma in luogo di mare”. Fu il primo grande successo della coppia Fruttero & Lucentini, che con i cretini ancora riuscivano a divertirsi. Toccherà agli antropologi del futuro spiegare la mutazione dal “vieni avanti, cretino” (avanspettacolo prima, poi Walter Chiari), al cretino contemporaneo che si fa avanti da solo, e mai indietreggia.

 

Carlo Fruttero si muoveva poco e male, sul tavolino aveva una campanella in caso gli servisse qualcosa. La usò per chiedere che gli fossero estratte – dall’armadio dove erano custodite – un paio di espadrillas. Non le gialle che aveva esibito al Premio Campiello, durante la serata di gala. Un paio nere, con eleganti lacci che salivano fino al polpaccio. Con le espadrillas ritrovate si presentò a cena. 

 

Ritroviamo le espadrillas con i laccetti (bianche) in una fotografia di Federico Garcìa Lorca al mare. Sul sito LitHub, che ci consola da quando le pagine letterarie dei quotidiani italiani sono scritte per essere sfogliate, fotografate e condivise sui social, raramente per essere lette. Imitate lo stile da spiaggia degli scrittori, suggerisce l’articolo. Più facile che improvvisarsi romanzieri o poeti. Un costume da bagno o un accappatoio decenti si trovano facilmente e la nostra apertura di credito si chiude lì, di piccoli Garcia Lorca non sentiamo il bisogno. Anche chi non ha velleità letterarie (qualcuno pure esisterà, nascosto da qualche parte) e perfino gli alfabeti potranno trarne giovamento. Bruciando sul rogo certi costumini colorati da merceria che credevamo estinti all’epoca dello scandalo Formigoni. Invece li abbiamo ritrovati – nella variante bicolore o rigata – nel guardaroba estivo di Rocco Casalino e consorte.

 

Se deve essere rosso, siano almeno i calzoncini sportivi di Haruki Murakami, si capisce che lo scrittore e maratoneta giapponese è andato in spiaggia alla fine di un allenamento, ha ancora le scarpe ai piedi. Sportiva anche Agatha Christie, in costume-palandrana anni Venti con cuffia e tavola da surf. Sportivissimo George Bernard Shaw, commediografo britannico a cui si attribuiscono tutte le battute che non si attribuiscono a Oscar Wilde (la situazione peggiora con internet, che mescola e redistribuisce a caso, facendo scomparire, perché nessuno le capisce più e anzi si offende, le battute davvero perfide come quella di W. C. Fields: “Uno che odia cosi tanto i cani e i bambini non può essere completamente malvagio”). A 75 anni, George Bernard Shaw ha una lunga barba bianca e una tavola da surf sottobraccio. Sull’abbigliamento chiudiamo gli occhi: maglietta slabbrata su un pezzo di sotto che potrebbero pure essere mutande.

 

Gli elegantoni restano vestiti anche in spiaggia. Tom Wolfe prende posto con Kurt Vonnegut sulla sedia-trespolo del bagnino, uniche concessioni all’ambiente una giacca azzurra di sartoria e calze a righe bianche e blu infilate nelle scarpe bicolori. Righe verticali, non orizzontali come quelle che Matteo Salvini sceglie per le grandi occasioni e le visite di stato. Saranno anche firmate, saranno anche regalate, saranno anche l’eleganza italiana nel mondo, ma fanno irrimediabilmente il caviglione da elefante (e già che ci siamo: l’abito blu ha da essere blu, non carta da zucchero).

 

Kurt Vonnegut le calze le lascia nell’armadio e sceglie scarpe da tennis color corda. Ernest Hemingway nel 1929 a San Sebastian aveva un costume intero, come Leonardo DiCaprio nel film “Il grande Gatsby” (l’effetto è un po’ diverso). Marilyn Monroe ha un costume intero bianco, al mare con Arthur Miller che in una foto pesca con la canna e nell’altro asciuga la consorte dopo il bagno. Ma c’è un’altra Marilyn, nella collezione di LitHub. Bionda anche lei, vestita di bianco, è Sylvia Plath in una foto del 1954.

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