Edna O’Brien (foto LaPresse)

Perché la parità dei sessi avrà effetti devastanti sulla letteratura

Antonio Gurrado

Secondo l'irlandese John Boyne le donne scrivono romanzi più belli di quelli degli uomini. Solo che non ha considerato le implicazioni di un simile assunto

Ecco, finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di dirlo: le scrittrici sono più brave degli scrittori. Il romanziere irlandese John Boyne – quello de “Il bambino con il pigiama a righe”, per intenderci – ha scritto un articolo sul Guardian appositamente per dimostrare che le donne scrivono romanzi più belli di quelli degli uomini, lui compreso. La sottile argomentazione si articola in due momenti. Primo: il ruolo subalterno a cui le donne sono state costrette per secoli in casa le ha rese capaci di capire gli uomini, mentre questi ultimi, essendo dominanti da secoli, non vedono oltre il proprio naso. Secondo: le scrittrici a cena parlano di libri, mentre gli scrittori non sono interessati che alla propria identità. Boyne ha un romanzo in uscita fra due giorni, quindi c’è da comprendere che renda questo goffo atto di vassallaggio di fronte a un pubblico pagante in larga parte composto da lettrici forti; solo che non ha considerato le implicazioni di ciò che sostiene. Prima: se uno scrittore è tanto meglio quanto meno è concentrato sulla propria identità, se ne deduce che ogni autrice femminista, in quanto concentratissima sulla propria identità di genere, scriva libri pessimi. Chi lo dice a Edna O’Brien? Seconda: la parità dei sessi avrà effetti devastanti sulla letteratura. Infatti, una volta liberate dal loro ruolo subalterno, le donne perderanno il dono di riuscire a capire gli uomini; pertanto un’autrice femminista lavora perché anche tutte le altre sue colleghe si realizzino scrivendo libri pessimi. Ce ne voleva, di coraggio, per dirlo.

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