Nella storia dei delfini gay dell'Australia la cosa stramba sono i ricercatori

Antonio Gurrado

Un caso in cui media e scienziati si affannano ad applicare al comportamento animale criteri interpretativi prettamente umani

Al largo dell'Australia Occidentale i delfini sono gay. Più accuratamente, possiamo registrare un'interazione fra torsiopi maschi (quelli dal caratteristico naso a bottiglia) che include contatto genitale oltre alla tendenza a nuotare stabilmente insieme. Tutto qui. Ma un titolo sui delfini gay è miele per la stampa, quindi i ricercatori della Murdoch University stanno provando a spiegare le ragioni del curioso fenomeno. “Nella Baia degli Squali”, spiega una ricercatrice, “le interazioni sociosessuali fra maschi sono più comuni di quelle fra femmine o fra i sessi”. Mentre i delfini si divertono come possono – pare ci siano anche maschi che, anziché toccarsi, allestiscono una specie di nuoto sincronizzato – i ricercatori si affannano ad applicare al comportamento animale criteri interpretativi prettamente umani, in maniera tale da tramutare un inesplicabile evento naturale (i delfini fanno cose a casaccio) in una rassicurante sovrastruttura culturale (i delfini sono gay, né più né meno del vostro vicino di casa).

 

In questa circostanza va reputato strambo non già il comportamento dei torsiopi bensì quello dei ricercatori. Sentite cosa dice quest'altra: “La nostra comprensione della struttura sociale e relazionale dei delfini, presa in un più ampio contesto, suggerisce che le interazioni sociosessuali fra maschio e maschio siano significative per la creazione di legami stretti”. Interpretare l'istinto caotico dei delfini secondo la griglia umana delle interazioni sociosessuali è soltanto la versione scientificamente accettabile del far indossare il cappottino a un cane.

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