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La Svizzera ci dice che c'è una religione che non vuole l'integrazione

Antonio Gurrado

Quello che non dice, ma che la stampa vorrebbe dicesse, la sentenza della Corte Europea per i diritti dell'uomo riguardo alla famiglia musulmana svizzera

Non credeteci, quando vi diranno che l'integrazione fra culture differenti prevale sul diritto del singolo a professare una religione. Fate attenzione perché questa è la linea interpretativa molle che si sta imponendo nella lettura della sentenza della Corte Europea per i diritti dell'uomo riguardo alla famiglia musulmana svizzera, quella i cui genitori non volevano che le figlie frequentassero le lezioni di nuoto obbligatorie a scuola dappoiché si sarebbero mischiate ai maschietti. La Corte non parla d'integrazione fra culture né di pace nel mondo né di unione dei popoli in una neutralità che valga a ogni latitudine; la sentenza recita infatti che va perseguita “l'integrazione sociale secondo gli usi e costumi locali”. Non si tratta di integrare culture differenti ma di tacitare le culture che risultino incoerenti col contesto in cui vengono trapiantate: se una religione ha dettami compatibili col contesto sociale in cui giunge, è la benvenuta; altrimenti, chi la professa deve adeguarsi. La sentenza della Corte, letta fra le righe, dice anche che in Svizzera e in Europa c'è una religione che così com'è non può essere integrata. Indovinate quale.

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