Virginia Raggi (foto LaPresse)

Una reazione naturale allo spettacolo di Virginia Raggi: aridatece er sindaco Petrucci!

Giuliano Ferrara
Ci sono cose che non è facile trascurare, ma che si vedevano da subito, che sono parte di una selezione mattoide e presuntuosa della classe dirigente in rete.

Una che scrive “Roma Capitale è portatrice di una visione biocentrica che si oppone all’antropocentrismo specista che nella cultura occidentale ha trovato la sua massima espressione” può scrivere qualunque cosa, e qualunque cosa scriva vale come una torta di compleanno vegana su un barcone fluviale. Una che fatta sindaco di una grande città legge queste parole, a quanto dicono vergognandosene un poco e con tono burocratico e dimesso, nell’Aula del Campidoglio come suo programma di governo, bè, una così è già bella che bollita. Una che queste parole se le è fatte copiare e incollare da un team di collaboratori un poco idioti e parecchio pigri, e si fa come si dice a Roma “sgamare” senza problemi dal cronista Tommaso Labate del Corriere, non è proprio a capo di un dream team e non sembra avere l’expertise necessaria per governare Roma. Seguono altre citazioni di pensieri digitali sconnessi ma tutti rigorosamente copiati.

 

Vogliamo aggiungere un’assessora di dubbia qualità dal punto di vista della riforma e rottura politico-amministrativa nel settore decisivo dell’ambiente e della raccolta rifiuti, appena nominata e già al centro di un piccolo pandemonio? Si può trascurare l’assetto della giunta “a digestione lenta”, tra rinvii dimissioni rivalità vendette e personalismi da direttorio, e l’evidente smarrimento della bambolina biocentrica di fronte alla missione impossibile, la sua corsa continua al ruolo di mamma e di baby sitter? Ci sono cose che non è facile trascurare, ma che si vedevano da subito, che sono parte di una selezione mattoide e presuntuosa della classe dirigente in rete, cose che si raddoppieranno quando verranno applicati i contratti con la Casaleggio Associati per il controllo di fedeltà, a base di sanzioni pecuniarie, del personale politico raccolto tra i rimasugli dell’attivismo municipale retino. Ora, tutti sappiamo che la Raggi è sindaca, e che sindaca prometta di essere non c’è a questo punto bisogno di sottolinearlo, per due motivi. Primo. Un gruppo di pm milanesi fiorentini e siciliani, brave persone che sanno niente di Roma, ha proposto come frutto di una indagine a vasto raggio, tutta giocata sulle trascrizioni degli origliamenti e sulla retorica politico-criminale che questi nastri sono capaci di determinare, una cosina che si chiama Mafia Capitale con finti boss (una cooperativa di ex detenuti col suo presidente ex ergastolano, un invecchiato attor giovane del mondo di mezzo) e un rilievo supino di media e social network da dare i brividi per conformismo e assenza di spirito critico.

 

Secondo. La totale incapacità di quel che resta della politica, dopo la risibile e fallimentare scelta per sindaco di un medico dei due mondi di cui si predicava l’eccellenza nel suo campo, senza tenere conto che in Italia le eccellenze sono mediocri, la totale incapacità di reagire e di impostare con i romani, votati allo sberleffo belliano e all’indifferenza civile da secoli, un discorso appena responsabile sull’amministrazione della città. Il risultato simbolico è lì, lo si può rimirare senza nemmeno esagerare nel giudizio stroncatorio. Siamo nel palloccoloso (con il pupo da badare), nel grottesco (con le fregnacce da copiare), nel disutile (con le liti da lavandaie e l’atmosfera da vendetta còrsa mai vista nemmeno nelle peggiori stagioni delle peggiori amministrazioni corrotte del passato). Aridatece er sindaco Petrucci!

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.