Roma, la manifestazione del Family Day al Circo Massimo (foto LaPresse)

A sinistra non c'è solo odio antropologico per il Family Day. La versione di Vacca

Redazione
Lo studioso marxista e presidente dell’Istituto Gramsci prende posizione sulla legge sulle unioni civili esprimendo una netta contrarietà alla cosiddetta Stepchild adoption. Il suo approccio alla crisi antropologica nasce dalla critica a una “superstizione della storia, secondo la quale il riconoscimento per legge del desiderio individuale è la fonte della libertà e del diritto”.

Giuseppe Vacca, studioso marxista e presidente dell’Istituto Gramsci, ha preso posizione sulla legge sulle unioni civili esprimendo una netta contrarietà alla adozione automatica del figlio del convivente in una coppia omosessuale. Soprattutto, intervistato dal Corriere della Sera, si è così rivolto alla sinistra: “Definire il Family Day reazionario è assolutamente improprio. Su come regolare le questioni della vita non si può applicare la coppia progresso-reazione. Quella folla esprime un modo di vedere la famiglia che appartiene a una vasta parte della società italiana”.

 

Il ragionamento di Vacca è pacato, ha parole di apprezzamento per la folla radunata al Family Day che rifiuta di incasellare nella obsoleta dialettica “progressista vs. reazionario”. Le sue dichiarazioni non stupiscono chi ha seguito il suo percorso intellettuale e in particolare l’attenzione alle questioni antropologiche, anzi su quella che in un saggio di qualche anno fa ha definito “l’emergenza antropologica”. In parole semplici il suo approccio nasce dalla critica radicale a una “superstizione della storia, secondo la quale il riconoscimento per legge del desiderio individuale è la fonte della libertà e del diritto”. Ne consegue, nel caso specifico, che “la regolazione legislativa dei rapporti eterosessuali ma anche omosessuali non può prescindere da una priorità: il diritto alla vita e alla riproduzione del genere umano, assicurati dall’unione di un uomo e da una donna”.

 

[**Video_box_2**]Per questo Vacca è favorevole al riconoscimento di “una sorta di welfare, in materia di assistenza, eredità eccetera” alle coppie omosessuali, ma ritiene che la funzione riproduttiva resti propria della famiglia. Il concepimento è inteso come discrimine antropologico: “Concepire una vita è assunzione di responsabilità antropologica, cioè accogliere e accompagnare una vita guardano al genere umano e al suo destino umano e spirituale”. Il suo ragionamento non si ferma ai confini nazionali: parlando della decisione della Corte suprema americana che ha definito il matrimonio omosessuale come diritto universale di cittadinanza, lo studioso emette un giudizio nettissimo: “Il diritto ha abdicato alla funzione neutrale e neutralizzatrice. La neutralità come capacità di contemperare l’apparente uguaglianza dei diritti; forza neutralizzatrice come capacità progressiva di rafforzare il legame sociale”. Anche nel pensiero marxista è presente una concezione del legame sociale che ha come nucleo basilare la famiglia, anche se naturalmente nelle condizioni ottocentesche la funzione generativa espressa dallo stesso termine proletariato veniva interpretata come una delle diverse forme di assoggettamento. Resta però il fondamento antropologico della continuità della società umana, ed è lodevole che qualcuno lo ricordi con argomenti razionali. E non intolleranti.

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