Nicolas Sarkozy (foto LaPresse)

Sarkozy liberista per un giorno

Redazione

L’ex presidente fa per la Francia proposte buone per il 2007. Serve altro

Per un giorno, il tempo di un’intervista al Figaro, Nicolas Sarkozy è tornato a essere il liberista che otto anni fa molti speravano avrebbe riformato la Francia. E’ necessario “mettere l’impresa al centro di tutte le decisioni economiche del governo”, ha spiegato l’ex e futuro aspirante presidente, sparando contro le politiche di François Hollande. “La prima attesa dei francesi e degli imprenditori delle piccole e medie imprese è la riduzione del cuneo fiscale”, ha detto Sarkozy. La sua “priorità sarà di abbassare fortemente e simultaneamente la spesa pubblica e le tasse”. Il suo catalogo per il 2017 è molto simile a quello del 2007: detassazione degli straordinari, abolizione dell’imposta sul patrimonio, riduzione del numero di funzionari pubblici, innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 63 anni.

 

Ma il fatto che “Sarkonomics” non abbia subìto evoluzioni mostra un pericoloso vuoto di idee. Con una crescita ferma da 3 anni e una spesa pubblica al 57 per cento del pil, la Francia avrebbe bisogno di uno choc liberale. E invece il liberismo di Sarko II incontra forti limiti sui veri tabù della Francia: l’ex presidente non ha voluto schierarsi per l’abolizione delle 35 ore di lavoro settimanali, né per la flat tax. L’innalzamento dell’età pensionabile è insufficiente. Quel che è peggio: una lettura attenta dell’intervista di ieri indica un’involuzione. Abbandonato lo slogan “lavorare di più per guadagnare di più”, l’Ump aspira a essere il partito delle corporazioni, pronto a dire “no” alla loi Macron per difendere i notai. Stretti tra l’immobilismo di Hollande e la chimera autarchica di Marine Le Pen, i francesi avrebbero bisogno di un’alternativa anche al vecchio sarkozismo.

 

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