E se il futuro dei social network fosse “The Truman Show”?

Redazione

 Crescono le app che consentono di trasmettere in diretta spezzoni della propria vita agli amici. I problemi con la privacy

Roma. Nel 1998, un film come “The Truman Show” mise in mostra un’abnormità (la vita di un uomo spiata a sua insaputa per trent’anni da un programma televisivo) che oggi ci appare molto più normale. Dal 1998 a oggi ci siamo abituati a vari modi di rendere pubbliche le nostre vite. Sono arrivati i reality show (la versione americana del “Grande Fratello” è iniziata nel 1999), e soprattutto sono arrivati i social network. Il regista di “The Truman Show”, Peter Weir, non avrebbe mai immaginato che a poco più di quindici anni dal suo film milioni di ragazzini avrebbero confidato i loro segreti ad altrettanti milioni di sconosciuti nei loro videodiari su YouTube, che avremmo condiviso con il mondo immagini personali e intime su Instagram e che in piena volontà avremmo esposto la nostra vita all’occhio indiscreto degli altri. “The Truman Show” raccontava della trasmissione in diretta continua della vita di un uomo, e oggi nel mondo dei social si sta imponendo una serie di app che ci consente di fare lo stesso con i nostri smartphone. Trasmettere in streaming, in diretta e potenzialmente all’infinito, tutto quello che le telecamere e i microfoni dei nostri cellulari riescono a captare, e mostrarlo ai nostri follower. Per Winston Ross, che ne ha scritto sulla Technology Review del Mit, questo è un trend che potrebbe cambiare il modo in cui usiamo i social network.

 

L’app più significativa si chiama Air, ha appena cambiato nome dopo un round di finanziamenti in cui ha raccolto quasi 4 milioni di dollari. Prima si chiamava Yevvo, ed è stata inventata da due ragazzi di Tel Aviv, Ben Rubin e Itai Danino. Air è un social network in cui si condividono spezzoni di vita in diretta streaming. Un utente inizia le trasmissioni (“go live”, dice l’app) e tutti i suoi follower su Twitter sono avvertiti che la diretta è iniziata. Loro possono mettere like e commentare, ma il punto è soprattutto guardare la vita di qualcun altro che scorre sugli schermi. La bacheca di Air, quando è abbastanza popolata, è una specie di Truman Show con più protagonisti, puoi vedere cosa sta succedendo a una festa a cui non sei potuto andare, cosa sta facendo il tuo amico al mare o la tua ragazza appena sveglia, e sapere che lo stanno facendo in quel momento, in diretta, cambia la prospettiva con cui si guardano i social. Quando la diretta finisce, del video non rimane traccia, e questo dà ad Air quella caratteristica effimera che sta facendo il successo di Snapchat – e come su Snapchat, anche su Air è alto il rischio che le scene trasmesse non siano adatte alle famiglie. Ma mettere insieme due concetti collaudati, quello dello streaming in diretta e quello del social network, per farne un social tutto nuovo è un’idea notevole, che porta alle estreme conseguenze molte delle tendenze digitali di questi anni e potrebbe davvero diventare mainstream.

 

La creazione e la condivisione dei video online va da tempo verso l’immediatezza, e dai video “meditati” di YouTube si è passati ad app come Vine, che consentono di condividere sui social piccole registrazioni spontanee. La trasmissione in diretta è il passo successivo, e ci avvicina a un’esposizione ancora più completa delle nostre vite online. Le app come Air prendono da Facebook la socialità, da YouTube la speranza di diventare una star seguita da milioni di persone, da Snapchat la transitorietà e vi aggiungono un livello di spontaneità, che ancora nessuno è riuscito a raggiungere. Potrebbe essere un azzardo, potrebbe essere che non siamo pronti a un’invasione così pesante nelle nostre vite. Ma l’asticella di cosa è accettabile in termini di privacy in questi anni si è alzata enormemente, e oggi anche il Truman Show non ci sembra poi così scandaloso.

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