Un iPad con la sola app di Facebook (foto LaPresse)

"Internet non esiste", dicono milioni di utenti connessi a Facebook

Piero Vietti

Nei paesi in via di sviluppo il social network di Zuckerberg ha di fatto sostituito il web. Conseguenze e implicazioni.

Nel suo progetto di portare una connessione internet in tutto il mondo, il fondatore e ceo di Facebook, Mark Zuckerberg, sta ottenendo molto di più: sempre più persone infatti si connettono al suo social network da ogni paese del globo, e lo fanno senza sapere di essere effettivamente su internet. Lo ha raccontato qualche giorno fa il sito di informazione Quartz che ha indagato sulla percezione che gli utenti hanno del loro essere connessi in rete partendo da due ricerche pubblicate negli ultimi anni: dalla prima, condotta in Indonesia, emergeva come molte persone entusiaste di Facebook sostenessero allo stesso tempo di non essersi mai connesse a internet. Stessi risultati uscivano da un’analoga ricerca condotta in Africa. Nei paesi in via di sviluppo, dunque – quelli in cui Zuckerberg sta promuovendo il suo progetto di internet gratuito per tutti, quelli da cui nei prossimi anni arriveranno decine di milioni di nuovi utenti connessi al web – sembra che per molti internet non esista, ma esista solo Facebook. Come notava Quartz, il fatto è significativo non solo per ragioni semantiche. Il sogno mai nascosto di Zuckerberg è quello di far diventare Facebook un’infrastruttura del web, e non solo un social network. Stando a queste ricerche, sarebbe sulla strada buona. Le aspettative e le abitudini che avrà il prossimo miliardo di nuovi utenti internet sarà decisivo per capire come cambierà la rete e quanto. Molto, se milioni di persone ci entreranno per la prima volta non attraverso il web aperto e tutto sommato libero, ma tramite un network privato dove dovranno sottostare alle regole imposte da Zuckerberg. Politici, aziende, organizzazioni ed editori dovranno arrendersi al fatto che per incontrare nuovi possibili clienti, volontari, lettori, dovranno andare su Facebook. E comportarsi come vuole Facebook.

 

[**Video_box_2**]Quartz ha voluto approfondire le due ricerche citate, e ha ordinato nuove indagini in Indonesia e Nigeria a una società di sondaggi, GeoPoll. Trovando gli stessi risultati, ma non solo. La maggior parte degli utenti che usano Facebook senza sapere di essere su internet non ha mai cliccato su un link pubblicato sulle loro bacheche. Aspetto da non sottovalutare, per chi pensa di fare soldi con clic e pubblicità al di fuori del social network. Sheryl Sandberg, capo delle operazioni dell’azienda di Zuckerberg, ha detto a Davos che nei paesi in via di sviluppo la gente entra nei negozi di telefonia e chiede: “Voglio Facebook”. Quando nel 2012 Facebook non esordì con il botto a Wall Street, e quelli che la sanno lunga già indossavano sogghignanti l’abito per il funerale di Zuckerberg, David Kirkpatrick, l’analista finanziario autore del libro “The Facebook effect”, spiegava che “c’è tutto un mondo in via di sviluppo che non vede l’ora di usare Facebook”, che “non è soltanto un social network o un sito, ma un’infrastruttura della rete. Nessun altro concorrente è in grado di pensare a se stesso con un ruolo simile”. Mentre gli analisti si interrogavano sulla fine più o meno prossima di Facebook, Zuckerberg girava per il mondo stringendo accordi con gli operatori telefonici che oggi quasi ovunque offrono piani economicamente vantaggiosi per chi vuole uno smartphone che si connetta solo a Facebook. E’ internet.org, l’iniziativa con tinte umanitarie di Zuckerberg per portare una connessione gratuita a tutti gli abitanti del pianeta. Gratuita solo se ci si connette a Facebook, Messenger e pochi altri servizi (questi ultimi variano da paese a paese): se si vuole navigare si deve pagare. “Aiutare tutti a connettersi sarà un ottimo affare per noi”, ha detto il responsabile finanziario di Facebook Dave Wehner. Altro che open web, milioni di nuovi utenti in arrivo, convinti che Facebook sia l’unica piattaforma per connettersi con altre persone, costringeranno tutti a giocare con le regole di Zuckerberg.

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  • Piero Vietti
  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.