Italia stagnante, Europa non classificata

Redazione

Zero il pil anche nell’ultimo trimestre del 2014 rispetto a quello precedente. E’ dall’aprile 2013 che l’Italia non riesce ad andare oltre lo zero (tenendo conto del margine di errore più 0,1 o meno 0,1 sono la stessa cosa). La recessione si ferma ma non va via. Il pensiero debole di Juncker.

Zero il pil anche nell’ultimo trimestre del 2014 rispetto a quello precedente. E’ dall’aprile 2013 che l’Italia non riesce ad andare oltre lo zero (tenendo conto del margine di errore più 0,1 o meno 0,1 sono la stessa cosa). Ma neanche il resto dell’Eurozona cambia verso. In media un misero più 0,3 per cento trimestrale rispetto per esempio al più 0,7 per cento degli Stati Uniti. Perfino i super falchi finlandesi decrescono (non felicemente) come i peggiori mediterranei.

 

“L’Europa DEVE cambiare verso”, ha twittato Matteo Renzi dal Consiglio europeo giovedì. Giusto, ma sono già passati un anno di governo, un semestre di presidenza Ue e 100 giorni di Commissione a guida Jean-Claude Juncker. Il risultato è un piano di investimenti un tantino deludente, un po’ di margine utile sui conti e da giovedì una bozza per “preparare i prossimi passi per una miglior governance economica europea”. Sette paginette con undici domande e nessuna proposta. Anche l’analisi di quanto accaduto finora non è entusiasmante: la colpa è dei subprime, dell’irresponsabilità fiscale e della scarsa competitività. Nessuna riflessione sulle défaillances dell’euro stesso. E infatti la soluzione passa per il solito triangolo di riforme strutturali, investimenti e responsabilità fiscale. Tutte cose giuste, ma da attuare a livello nazionale. E quindi qual è il ruolo dell’Europa? Fare solo il contabile? Atene sprofonda, ma anche i virtuosi non crescono più. Eccezion fatta per la solita Germania che, nel 2014, è cresciuta dell’1,4 per cento (l’Italia, nello stesso periodo, ha perso 0,3 punti di pil). Il governo Renzi aveva promesso di cambiare verso all’Europa già lo scorso luglio, ma qui su questo punto usare il cronometro ha poco senso. Più allarmante è il fatto che il documento di Juncker mostri di avere ancora il freno a mano tirato. L’Europa non cambia verso, anzi sta più immobile possibile. Forse nel tentativo di passare inosservata. Non servirà.