La sede dell'Ocse a Parigi

L'Ocse: (quasi) bene il Jobs Act ma l'Italia resta in ritardo sulle riforme

Redazione

L'intervento del governo sul mercato del lavoro deve essere più rapido e inclusivo.

Nel suo rapporto 'Going for Growth 2015 l'Ocse rimanda l'Italia e il processo di riforme. Per quanto venga preso atto come  il governo abbia "recentemente completato le prime tappe del suo esteso programma di riforme strutturali", l'organizzazione di Parigi sottolinea che in Italia negli ultimi due anni "gli sforzi per le riforme hanno rallentato rispetto al periodo 2011-2012" e il paese si trova pertanto "indietro rispetto alle altre nazioni dell'area periferica dell'Eurozona".

 

Tuttavia l'Ocse scrive anche che realizzare in modo più spedito la riforma del lavoro, contestualmente all'effettiva attuazione delle riforme precedenti, "dovrebbe contribuire a una crescita più forte e inclusiva". In particolare, lo studio ricorda il lancio dell'"ambizioso programma di riforme" del governo Renzi nel mercato del lavoro, della protezione sociale, del sistema fiscale e di quello giudiziario. Nel frattempo però i dati economici del nostro paese preoccupano non poco. Il reddito pro capite dell'Italia è sceso "ancora più in basso rispetto alle principali economie dell'Ocse" a causa della "mancata ripresa dalla recessione". Il gap rispetto ai primi 17 paesi Ocse, si legge nel rapporto, è passato dal 22,7 per cento al 30 per cento dal 2007 al 2013.

 

Un giudizio positivo viene dato alle intenzioni del governo Renzi e anche alle prime misure effettivamente adottate dall'esecutivo. Tuttavia, il decreto sullo Jobs Act "ha rimosso la maggior parte dei limiti all'utilizzo dei contratti a breve termine per un totale di tre anni" e dà mandato al governo di "introdurre una serie di riforme potenzialmente importanti entro metà 2015". Nondimeno il provvedimento deve essere accompagnato da "una rete di sicurezza sociale più estesa e dallo sviluppo di politiche del mercato del lavoro attive".

 

[**Video_box_2**]Sugli altri fronti, l'Ocse si concentra soprattutto sul programma di privatizzazioni annunciato dall'Italia che, dice, "non ha raggiunto gli obiettivi prefissati". L'organizzazione di Parigi invita quindi il governo a "portare avanti le privatizzazioni ed eliminare i legami proprietari tra enti locali e fornitori di servizi". A pesare sul giudizio dell'Ocse ci sono anche gli aspetti relativi alla concorrenza. "L'inefficienza dei tribunali civili" e le leggi fallimentari che "nonostante alcuni miglioramenti, portano ancora a procedure di recupero dei debiti più lente e costose che in altri paesi", gravano ancora sul regime concorrenziale del mercato italiano.

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