Contrordine gufi

Redazione

Industriali e Bankitalia pregustano crescita e la meccanica tira

Contrordine: il 2015 sarà l’“anno spartiacque” per l’Italia che non solo uscirà definitivamente dalla recessione ma vedrà una crescita “molto superiore alle previsioni, anche a quelle più recenti”. Considerando l’effetto cumulato del crollo del prezzo del petrolio, della svalutazione del cambio dell’euro, dell’accelerazione del commercio mondiale, della diminuzione dei tassi di interesse a lungo termine, il Centro studi di Confindustria ieri ha stimato “una spinta per l’Italia pari al 2,1 per cento del pil nel 2015 e a un aggiuntivo 2,5 per cento nel 2016”. Evviva: al netto di altri fattori che invece hanno un effetto frenante, questi sarebbero ritmi forse da economia (ri)emergente, certo da paese che sta risolvendo i propri guai.

 

Il Centro studi di Confindustria fa in un certo senso ammenda della precedente previsione, a dicembre, di un pil in aumento solo dello 0,5 per cento. Ventiquattr’ore prima era stata la Banca d’Italia a immaginare un pil “significativamente superiore alle attese”, dopo che invece aveva limato al ribasso le stime del governo, dallo 0,6 allo 0,4 per cento. Ora la prudenza pare accantonata, principalmente per l’irrompere sulla scena del Quantitative easing varato dalla Banca centrale europea. “Tanto più – dice Bankitalia – se sarà open-ended, proseguendo oltre il settembre 2016 nel caso che l’inflazione europea non si avvicinasse al due per cento”. Bankitalia stavolta non si impegna sui decimali; ufficiosamente ringrazia Mario Draghi, il presidente della Bce, e indica una crescita aggiuntiva dell’uno per cento già nel 2015.

 

[**Video_box_2**]Ma al di là degli stimoli esterni, anche l’economia reale italiana si sta muovendo, in proprio: gli ordini delle macchine utensili comunicati dall’Ucimu (associazione del settore) hanno registrato nel quarto trimestre 2014 un balzo del 19,1 per cento su un anno fa, “trascinato stavolta anche dalla domanda nazionale”. Mentre il presidente della Pirelli, Marco Tronchetti Provera, citando le assunzione a Melfi della Fiat-Chrysler, parla di “un governo finalmente al lavoro per rendere il paese più attrattivo”. Il Jobs Act serve, eccome (anche se non basta). Astenersi gufi e Camusso. E soprattutto, ora, sbrigarsi con i decreti attuativi. I fattori di crescita esogeni rispetto al nostro paese vanno sfruttati al meglio finché ci sono. La finestra, come ama ripetere il ministro Padoan, potrebbe richiudersi.

 

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