Successi annunciati

Redazione

Nel 2014 in Germania le vendite di auto sono aumentate del tre per cento. Negli stessi dodici mesi la Spagna conta 253.627 disoccupati in meno, il 5,3 per cento del totale precedente. I senza lavoro spagnoli restano molti, 4,45 milioni, ma il trend è in rapido calo.

Nel 2014 in Germania le vendite di auto sono aumentate del tre per cento. Negli stessi dodici mesi la Spagna conta 253.627 disoccupati in meno, il 5,3 per cento del totale precedente. I senza lavoro spagnoli restano molti, 4,45 milioni, ma il trend è in rapido calo: nel solo dicembre 64.400 persone hanno trovato un impiego. Si tratta dei frutti delle riforme realizzate, da una parte, a Berlino un decennio fa, e che ora in piena crisi europea consentono il boom produttivo e dell’export nonostante la bassa crescita interna, e dall’altra parte a Madrid, dove la crisi soprattutto nazionale è stata sfruttata per approvare una più incisiva riforma del lavoro. Proprio dall’auto partirono le leggi suggerite da Peter Hartz, capo del personale della Volkswagen ingaggiato come consigliere dall’allora cancelliere Gerhard  Schröder. Tra il 2003 e il 2005 si posero l’obiettivo di dimezzare una disoccupazione all’epoca di 4 milioni. Gli strumenti: contrattazione aziendale, fine del posto fisso e di altre garanzie, stipendi legati alla produttività, sussidio ai disoccupati vincolato a una ricerca attiva del lavoro, mini-jobs. E assunzione di responsabilità dei sindacati.

 

Ora i disoccupati tedeschi sono 2,1 milioni, il 4,7 per cento, miglior dato dell’Unione europea. Dunque bersaglio centrato pur in tempi difficili. Quanto alla Spagna, il già flessibile mercato del lavoro è stato ulteriormente liberalizzato con l’apertura ai privati delle agenzie di collocamento, con i licenziamenti per causa economica, con la riduzione della conseguente indennità. Né Germania né Spagna prevedono la reintegra nel posto. Per questo appaiono ingenerose molte delle critiche al Jobs Act renziano che piovono anche da settori dell’establishment informato dei fatti, tra gli ultimi Michele Tiraboschi, che pure fu valido collaboratore del giuslavorista Marco Biagi. Sostenere che la riforma del lavoro reerà l’apartheid tra vecchi e nuovi assunti, e tra pubblico e privato, o definirla “un’operazione di marketing senza futuro” è miopia. Anche le riforme tedesche ebbero una lunga gestazione (le leggi Hartz sono quattro) e i migliori risultati si vedono appunto oggi. Mentre i conservatori spagnoli, pur con la disoccupazione al 25 per cento, hanno rigettato le scorciatoie assistenziali che tanto piacciono alla Cgil e dintorni. Nel nord e sud Europa sono allergici ai benaltrismi, quelli di Spagna e Germania sono infatti due successi annunciati.

Di più su questi argomenti: