Lo Stato islamico ha usato un capo curdo, Abu Khattab al Kurdi, per l’offensiva su Kobane, e per lanciare un messaggio: l’islam conta più del resto

Baghdadi si ferma a Kobane

Daniele Raineri

Dopo cinque mesi di combattimenti intensi, due giorni fa le poche forze curde assediate dentro Kobane hanno dichiarato vittoria contro l’offensiva dello Stato islamico che minacciava di prendere anche quell’ultima ridotta – dopo avere già preso i trecento villaggi attorno.

Dopo cinque mesi di combattimenti intensi, due giorni fa le poche forze curde assediate dentro Kobane hanno dichiarato vittoria contro l’offensiva dello Stato islamico che minacciava di prendere anche quell’ultima ridotta – dopo avere già preso i trecento villaggi attorno. I difensori curdi sono stati aiutati dal Pentagono, che ha fatto del minuscolo cantone al confine con la Turchia il bersaglio principale della campagna aerea cominciata a fine settembre: i jet americani hanno colpito quasi seicento volte sul fronte di Kobane. A ottobre il governo di Washington aveva dichiarato di non essere interessato a salvare la città. Poi ha cambiato completamente idea, perché ha cominciato a vedere la situazione come una buona occasione per infliggere danni pesanti allo Stato islamico.


Abu al Yamani, uno dei capi dello Stato islamico uccisi a Kobane, assieme con la figlia. A destra, la figlia in braccio a Omar il ceceno


In sintesi: cinque mesi fa il gruppo di Abu Bakr al Baghdadi si è infilato deliberatamente in un gigantesco tritacarne, credendo che al fondo ci fosse un obbiettivo più facile, e ancora non si capisce bene perché l’ha fatto. Kobane non serve in questa guerra, non è così strategica, è soltanto un’interruzione geografica lungo un confine già in mano agli islamisti per decine di chilometri prima e dopo. Forse era soltanto un simbolo, l’ultima piccola cittadina nemica, posata però su una piana brulla e scoperta che sembra fatta apposta per invitare i bombardamenti americani sui carri armati, sui veicoli e sui dormitori dello Stato islamico (a un certo punto ai combattenti è stato dato l’ordine di non dormire in più di dieci per casa occupata, in modo da limitare le perdite).


Abu Walid al Kurdi, giocava nella squadra curda dell’Halabja, è diventato combattente dello Stato islamico, è morto a Kobane


Dentro il gruppo islamista s’era creata nel 2013 tutta una nuova leva di comandanti militari e di combattenti stranieri (i muhajireen), che a Kobane è stata quasi spazzata via del tutto, come si spiega in questa pagina di fotografie. Si stima che abbia perso più di mille uomini, su circa ventimila.


Il giornalista e ostaggio inglese John Cantlie, mandato a Kobane per girare un filmato in cui assicurava che “i media mentono, ormai i curdi hanno perso”


[**Video_box_2**]Il gruppo islamista ha speso contro i curdi molti dei suoi volontari europei e caucasici – gli arabi li tiene più a combattere in Iraq – compreso il battaglione al Aqsa (Gerusalemme) comandato a distanza da Omar il ceceno, uno dei leader più conosciuti (è in queste foto). Ha bruciato anche una buona parte dei mezzi corazzati che aveva catturato la scorsa estate in Iraq. Una fonte di Jabhat al Nusra – il gruppo rivale e cugino – davanti a tanta disfatta commenta con il Foglio che deve trattarsi del risultato di un complotto: “Volevano sbarazzarsi dei jihadisti nel mondo, hanno creato un gruppo super estremista e li hanno attirati in una trappola. Con gli stessi uomini avrebbero potuto prendere altre città, come Homs e Deir Ezzor”.


Un leader saudita dello Stato islamico ucciso a Kobane (nel riquadro, con Omar il ceceno)


Mikael Batista, pugile, studente e volontario portoghese dello Stato islamico morto a Kobane

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)