L'hotel Corinthia durante l'attacco di stamattina

Ecco cosa è successo a Tripoli, dove lo Stato islamico ha attaccato l'hotel Corinthia

Redazione

I morti al momento sono almeno quattro. L'attentato è stato rivendicato dal Wilayiat di Tripoli, una delle province del Califfato in Libia.

Stamattina, quattro (o cinque) uomini armati e incappucciati hanno fatto irruzione nell'hotel Corinthia di Tripoli e hanno aperto il fuoco. I pochi ospiti presenti a quell’ora sono riusciti a fuggire da un'uscita posteriore. Nel frattempo, un'auto è esplosa nel parcheggio dell'albergo mentre alcuni uomini della sicurezza hanno tentato di fermare gli assalitori. Una donna filippina che lavorava nell'hotel è stata uccisa insieme con altri tre agenti della polizia (ma non è ancora chiaro se ci siano altre vittime). Subito dopo gli uomini armati si sono diretti sul tetto dell'albergo e due di loro - secondo alcune ricostruzioni fornite dalle forze di sicurezza libiche - si sono fatti saltare in aria.


Due degli attentatori del Corinthia ripresi dalle telecamere dell'hotel


L'attacco è stato rivendicato dal Wilayiat di Tripoli, una delle tre province dello Stato islamico in Libia che hanno giurato fedeltà al califfo (le altre due sono quelle del Fezzan, a sud, e quella di Derna, a est). L'attentato è stato sferrato per vendicare la morte di Abu Anas al Libi, figura chiave di al Qaeda in Libia. Catturato dagli americani nel 2013, è morto all'inizio di quest'anno mentre aspettava di essere processato. Al Libi era accusato di aver organizzato gli attentati di al Qaeda dell'agosto 1998 contro le ambasciate americane in Kenya e Tanzania. La leadership dell'organizzazione lo incaricò di allestire campi di addestramento, di creare uno Stato islamico e di imporre la sharia in Libia. Vicino a Osama bin Laden e ad Ayman al Zawahiri, al Libi è considerato uno degli eroi del jihad.

 

Il Corinthia non è solo la residenza del primo ministro Omar al Hassi (assente al momento dell'attacco); è una residenza lussuosa frequentata anche da imprenditori stranieri, soprattutto quelli che operano nel settore petrolifero, e dove si tengono le riunioni istituzionali con i rappresentati delle organizzazioni internazionali. Anche se il  governo islamista di Tripoli ha finora negato ogni responsabilità dello Stato islamico per l’attentato, quello di oggi potrebbe portare a un’ulteriore polarizzazione nel paese tra le milizie laiche e vicine al vecchio regime di Gheddafi e quelle sostenute dagli islamisti.

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