Papa Francesco (foto LaPresse)

Apologia del coniglio

Aldo Maria Valli

Pure Francesco c’è cascato, ma il nostro figliare è realista ed è la nostra autodifesa. L’altruismo è il motto della nostra famiglia. E il numero, di certo, non ce lo facciamo fissare da una religione.

Buongiorno, sono un coniglio. Scusate l’intrusione, ma vorrei dire la mia sulle recenti esternazioni papali, che ho ascoltato con le mie lunghe orecchie e non senza stupore. Per questo alzo rispettosamente la zampetta e mi faccio avanti.

 

I pregiudizi su noi conigli sono, ahimé, numerosi, e mi spiace che anche il Papa Francesco ci sia cascato. Noi, come si sa, passiamo per essere paurosi, timidi e apprensivi, tanto che “coniglio” è diventato sinonimo di poco coraggioso e perfino di codardo. Ma qui c’è un equivoco di fondo. Vorrei proprio vedere come vi comportereste voi al nostro posto. Vorrei vedere quali sarebbero i vostri comportamenti se foste, come noi siamo, animali facilmente cacciabili e con ben poche risorse a disposizione per difenderci, tranne i nostri riflessi sempre all’erta e la velocità nel darci alla fuga. Quella che per voi è sbrigativamente paura o, peggio, pavidità estrema, è in realtà una forma di autodifesa che noi applichiamo secondo un istinto affinato nel tempo, un prezioso patrimonio conoscitivo che ci trasmettiamo di generazione in generazione.

 

E qui vengo alla faccenda del figliare. E’ vero, una nostra cucciolata può variare dai cinque o sei fino ai dieci, dodici coniglietti, un’enormità rispetto alle vostre abitudini attuali. Ma dovete considerare le condizioni in cui nasciamo. Nudi, ciechi, sordi, completamente indifesi e incapaci di muoversi, i nostri piccoli sono bocconcini perfetti per i predatori carnivori, che infatti li considerano ottimi snack. Ecco il motivo dell’alto numero. Essendo facili prede di animali molto più aggressivi, il tasso di fertilità è l’unica arma a nostra disposizione per garantire la sopravvivenza della specie. Quando voi usate l’espressione “figliare come conigli”, lo fate in senso spregiativo, per mettere in evidenza un comportamento irresponsabile, ed è davvero sgradevole che anche il Papa, il Papa che porta il nome di san Francesco, sia caduto in questo stereotipo. Perché noi non siamo, e non siamo mai stati, né irresponsabili né scriteriati. Le nostre scelte, al contrario, avvengono sulla base di un estremo realismo. Quello che a voi, invece, fa difetto, visti i vostri miseri tassi di natalità.

 

In ogni caso, che sia di tre o trenta, il numero di figli lo decidiamo noi. Certamente non ce lo facciamo ordinare da qualche religione. Sappiamo pensare con la nostra testa, noi.

 

Realismo e altruismo, questo il nostro motto. Lo stesso che ci consiglia di vivere in colonie numerose e in abitazioni poste sottoterra, dalle quali usciamo per trovare il cibo e occuparci dell’igiene personale. Credete che non ci piacerebbe avere magari belle casette illuminate anziché essere costretti a scavarci residenze sotterranee? Ma in questo modo la nostra sicurezza sarebbe messa in grave pericolo! Tuttavia, alla faccia di quella pusillanimità che ingiustamente ci attribuite, passiamo lunghe ore all’aperto, giocando a rincorrerci sui prati, perché, nonostante tutto, siamo fiduciosi e amiamo la vita.

 

[**Video_box_2**]E vogliamo parlare del nostro senso sociale? Voi, sì proprio voi, che ci accusate di irresponsabilità, dovreste prendere esempio dai conigli. In caso di pericolo, quando uno di noi avverte un rumore sospetto, per prima cosa dà l’allarme alla comunità battendo le zampe sul terreno, così che tutti possano mettersi ai ripari! Non mi risulta che gli umani facciano lo stesso, visto che tra voi, in presenza di un pericolo, si registrano piuttosto fughe sconsiderate all’insegna dell’individualismo più sfrenato, tanto che finite a volte per calpestarvi e travolgervi a vicenda.

 

E ora tocco un tasto particolarmente dolente. Voi umani, che spesso siete altamente contraddittori, ci usate sia come cibo sia come animali da compagnia. Credo che solo il cavallo, insieme al coniglio, si trovi in questa situazione ambivalente e, sotto molti aspetti avvilente, certamente più per voi che per noi. Capirete che per la nostra specie tutto ciò è fonte di sconcerto. Come considerarvi? Come amici ai quali regalare le nostre coccole o come nemici dai quali stare alla larga perché potreste trasformarci da un momento all’altro in ragù per i tagliolini? Sapete bene che, nonostante tutto, restiamo comunque socievoli e non vi neghiamo il nostro affetto: un atto di eroismo, direi.

 

Se cani e gatti, decisamente sopravvalutati, rispondono ai vostri richiami, giocano con voi, vi saltano in braccio e vi seguono, noi non siamo certamente da meno. Eppure non accampiamo diritti, non siamo rivendicativi, non mettiamo mai il muso. Ci accontentiamo di quel poco di verdura e restiamo al nostro posto. Non così voi, che nei confronti del mondo naturale avete un atteggiamento decisamente predatorio e sconsiderato. Ora, avendo letto da qualche parte che il Papa Francesco sta preparando un’enciclica dedicata all’ecologia e al rispetto del creato, vorrei sommessamente fargli sapere che noi conigli, così come tanti altri animali, chiediamo di non essere più discriminati. Soprattutto, non vogliamo essere ingiustamente accusati. Voi umani da noi conigli dovreste prendere esempio, altro che storie! Quindi, caro Francesco, la prossima volta, quando di nuovo esternerai durante qualche trasvolata, evita per favore di tirarci in ballo.

 

Fra l’altro, lo sfruttamento dell’immagine dovrebbe avere un limite. A proposito dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica, sento dire che ci si aspetta da un momento all’altro che un certo Renzi tiri fuori il coniglio dal cilindro. Ma che c’entriamo noi? Lasciateci in pace. O questa volta potremmo arrabbiarci sul serio.

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