Mario Draghi (foto LaPresse)

Mentre Draghi carica il bazooka, Berlino dispensa lezioni a Italia e Spagna

Domenico Lombardi

La Banca centrale europea probabilmente annuncerà oggi il programma di Quantitative easing che prevede l’acquisto di titoli di stato emessi dai paesi dell’Eurozona. Con i tassi di interesse praticamente a zero, la dinamica deflazionistica in atto l’ulteriore espansione monetaria è un atto dovuto

La Banca centrale europea probabilmente annuncerà oggi il programma di Quantitative easing che prevede l’acquisto di titoli di stato emessi dai paesi dell’Eurozona. Con i tassi di interesse praticamente a zero, la dinamica deflazionistica in atto, come confermato dal Bollettino della Banca d’Italia che prevede per l’anno appena iniziato l’inflazione in territorio negativo, l’ulteriore espansione monetaria è un atto dovuto.

 

Lo stesso presidente Mario Draghi ne ha preparato da tempo la regia, nel tentativo di minimizzarne le implicazioni conflittuali per il maggiore azionista, la Germania. Eppure una variabile si è inserita in modo inaspettato, complicandone la dinamica politica e inserendo la decisione sulle modalità del Quantitative easing nel capitolo di una partita assai più ampia.

 

Per questo è utile ripercorrere le tappe della crisi greca negli ultimi mesi che hanno portato alle elezioni anticipate di domenica prossima. Il primo ministro uscente, Antonis Samaras, leader del partito Nuova Democrazia, era riuscito a traghettare il paese stabilizzando le principali variabili macroeconomiche, come l’avanzo primario nel bilancio pubblico, il saldo nei pagamenti correnti con l’estero, e la fine della persistente contrazione del pil. Certo, la sua andatura politica era graduale, non risolutiva, come mostrato, peraltro, dalla persistente esitazione ad affrontare il nodo delle riforme strutturali.

 

Ciò nonostante, anziché premiare politicamente la leadership con un aumento degli aiuti o l’annuncio di una fine anticipata dell’amministrazione controllata della Troika, l’Eurogruppo, sotto la sapiente regia tedesca, ne interrompeva l’afflato politico imponendo il rinvio di due mesi dell’ultimo disborso del programma di aiuti Ue condizionato a ulteriori, nuove misure.

 

Il resto è storia recente. Sulla base degli ultimi sondaggi, le elezioni politiche anticipate che si terranno domenica prossima dovrebbero sancire la vittoria del movimento radicale Syriza, il quale, tuttavia, potrebbe non ottenere la maggioranza assoluta dei seggi parlamentari, riconfigurandosi lo spettro di una Grecia instabile e foriera di contagio per la periferia dell’Eurozona.

 

Uno scenario, quello adombrato dai sondaggi, abbastanza prevedibile anche qualche mese fa quando la decisione a Berlino e’ stata presubilmente vagliata in tutte le sue conseguenze e che lascia intendere una strategia articolata per quanto difficilmente percettibile da parte della Cancelleria.

 

L’interpretazione che alcuni osservatori internazionali avanzano è che, in aggiunta alle consuete preoccupazioni per l’esito delle elezioni regionali e municipali in Germania che restringono la flessibilità della Cancelleria, quest’ultima abbia inteso inviare un segnale di fermezza a Italia e a Spagna.

 

Nel caso dell’Italia, il disagio è per i continui ostacoli frapposti al perseguimento dell’agenda riformista in presenza di una crescita asfittica, se non del tutto assente, e l’impatto sulla sostenibilita’ dell’enorme debito pubblico, sia in proporzione al pil sia in valore assoluto.

 

Nel caso della Spagna, il timore è per la potenziale deriva populistica offerta dall’ascesa del movimento anti-austerità Podemos che rischia di trasformare la geografia politica spagnola nelle elezioni politiche che si terranno proprio nei prossimi mesi.

 

Alleato di Syriza, Podemos è in testa ai sondaggi promettendo maggiore spesa pubblica da finanziarsi attraverso la ristrutturazione del trilione di euro di debito pubblico spagnolo.

 

[**Video_box_2**]Alla luce di queste osservazioni, alcuni analisti formulano una connessione tra l’interpretazione adombrata sopra e le modalità con cui il quantitative easing verra’ presumibilmente annunciato.

 

Se il consiglio direttivo della Bce optasse per una versione “nazionale”, per cui i titoli di stato venissero acquistati e, soprattutto, garantiti dalle Banche centrali nazionali, si produrrebbe una nazionalizzazione della politica monetaria comune, almeno nella sua modalita’ iperespansiva.

 

Per tale via, si ridurrebbero i rischi e la pressione politica che inevitabilmente si materializzerebbero sulla Bundesbank (e la Germania), se questa dovesse condividere il rischio di credito di centinaia di miliardi di euro di titoli di stato spagnolo, ma, soprattutto, italiani che a partire da domani confluirebbero sul suo portafoglio.

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