Edwy Plenel

La cattiva coscienza di un Trotzky del Tout-Paris

Alessandro Giuli

Chi nasconde la verità è complice del bugiardo, si dice così dalle nostre parti. E nel caso di Edwy Plenel, trotzkista di successo nel beau Monde parigino e inventore del sito Mediapart, un capolavoro del giornalismo d’informazione e di deformazione ideologica.

Chi nasconde la verità è complice del bugiardo, si dice così dalle nostre parti. E nel caso di Edwy Plenel, trotzkista di successo nel beau Monde parigino e inventore del sito Mediapart, un capolavoro del giornalismo d’informazione e di deformazione ideologica, il nascondimento diviene manipolazione demenziale e per lo meno intempestiva. Plenel è bravo a “diaboliser l’ennemi”, e il nemico in questo momento non è per lui l’islam in armi ma la libertà di denunciarne il lasciapassare: l’Europa rinunciataria, sradicata, introflessa in un sitibondo desiderio di rimozione e autoannientamento. Chiunque osi riscattarsi con un minimo sindacale di patriottismo, come fanno a vario grado (e non soltanto artistico) Renaud Camus, Eric Zemmour, Michel Houellebecq o Alain de Benoist, agli occhi di Plenel assume il profilo dell’islamofobo fascistoide, dell’allarmista “potenzialmente assassino”, dell’inquilino da tabuizzare nella metodica esclusione dalla repubblica delle lettere e dei lumi d’una Francia che esiste soltanto nell’immaginario dei residuali, slabbrati salotti di Parigi.

 

Plenel ne abita uno tutto suo, in condominio con pochi altri allergici al principio di realtà e alla lealtà del confronto ad armi pari. E così – sulla scia metodologica dell’attempato nouvel philosophe Bernard-Henri Levy – il suo più agevole esercizio intellettuale è la reductio ad hitlerum. Che grosso modo consiste in questo: se il tuo avversario espone tesi inclementi e vagamente popolari, non vale la fatica di una controdeduzione argomentata, è sufficiente screditarne l’immagine instillando il retropensiero che provenga da un abisso culturalmente infrequentabile. Il metodo funziona con gli avanzi del neofascismo, ma guadagna temibile efficacia anche con i pensatori dal pedigree inattaccabile. I figli della rivoluzione permanente, come Plenel, rivendicano con orgoglio un destino apolide e nomadico, se non desertificato; sono violentemente pacifisti nelle dispute domestiche e irenicamente assolutori verso gli ex colonizzati dall’Europa. Per dirla come la direbbe Plenel, la loro cattiva coscienza può essere un Ak-47 di riserva in mano al jihad.

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