Papa Francesco (foto LaPresse)

Ride bene chi ride subito

Redazione

"Quanto bene ci fa una buona dose di sano umorismo”. Ascoltate il Papa che benedice l’ilarità e sculaccia i malmostosi. Quindici sfumature di peccato: un “catalogo delle malattie curiali” di tale severità che quasi tutti gli anticlericali di professione non saprebbero tenere il passo.

"Quanto bene ci fa una buona dose di sano umorismo”. Così, fate una bella risata, venerati confratelli. Non siate persone “burbere e arcigne, le quali ritengono che per essere seri occorra dipingere il volto di malinconia, di severità, e di trattare gli altri con rigidità, durezza e arroganza”. Papa Francesco – non potendo oggettivamente lasciare, a fine anno, l’ultima parola a Benigni che fa Mosè sul Monte Sinai di Rai Uno – ha fornito ai suoi della Curia, dopo il decalogo abbondantemente conosciuto (pur se non sempre praticato), un fenomenale prontuario in quindici punti: una paterna sculacciata, in vista del Santo Natale, che ha resto color porpora non solo le solenni vesti.

 

Quindici sfumature di peccato: un “catalogo delle malattie curiali” di tale severità che quasi tutti gli anticlericali di professione non saprebbero tenere il passo. Ha riso, ha detto a vescovi e cardinali di ridere, il Papa. Poi, con un lessico mai sentito nei Sacri Palazzi, ha evocato tutte le loro manchevolezze – dal “complesso degli Eletti” a quelli che lavorano troppo trascurando “il sedersi sotto i piedi di Gesù Cristo”, da coloro che sono “macchine di pratiche e non uomini di Dio”, a quelli ossessionati dalla pianificazione, “un contabile o un commercialista”, dal “falso quietismo” e “falso misticismo” dei vanagloriosi, a chi –  “come Satana”, ha precisato Francesco – si muta in seminatore di zizzania, dalle “persone meschine” che passano i giorni a “corteggiare i superiori”, così che vivono “pensando unicamente a ciò che devono ottenere e non a quello che devono dare”, ai circoli chiusi curiali simili al “cancro”, fino all’effetto finale, quello della “malattia delle persone che cercano insaziabilmente di moltiplicare i poteri e per tale scopo sono capaci di calunniare, di diffamare e di screditare gli altri, persino sui giornali e sulle riviste”. Perciò, dunque e pertanto – fate penitenza, mutate il cuore, cambiate quella espressione fessa di “severità teatrale e pessimismo sterili”, spesso nient’altro che “sintomi di paura e di insicurezza di sé”. Amen. Come se il Papa morettiano di “Habemus Papam” avesse finito la terapia dallo psicanalista. E sistemato l’inconscio, e salda la fede, castigat ridendo mores. Ridendo senza esagerare, però.

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