Gianni Cuperlo, Matteo Renzi e Pippo Civati

Lasciare stare i grillini, please

Redazione

No alternative al Nazareno. Il Pd deve studiare il caso spagnolo. In Spagna è contesa tra Podemos e Psoe. I settori del Pd che puntano a una specie di imitazione della tattica della sinistra iberica, con la contestazione della scelta di Matteo Renzi, appare insensata e autolesionista.

In attesa delle elezioni politiche dell’anno prossimo, la sinistra spagnola è dominata dalla contesa tra la formazione di Podemos, che propone una piattaforma anti europea che promette tutto a tutti sulla base di un fantasioso modello “scandinavo”, e il Psoe che, per contenere l’avanzata di Pablo Iglesias, abbandona le tradizionali posizioni riformistiche, rompe le intese istituzionali con il Partido popular e rifiuta in linea di principio la prospettiva della grande coalizione. La situazione spagnola è peraltro quella di una campagna elettorale effettiva (non virtuale come quella italiana che pare invece non abbia le urne dietro l’angolo, se l’applicazione delle legge elettorale per la Camera sarà posposta alla riforma del Senato, come ha fatto capire ieri Renzi da Algeri) il che implica una ricerca di affermazioni identitarie più marcate. D’altra parte la condizione del Psoe, che rischia di essere schiacciato nella tenaglia dell’estremismo di Podemos che si impadronisce della protesta sociale e dei moderati populares che possono vantare successi nel superamento della crisi economica, spiega anche se non giustifica le oscillazioni nella linea politica dei socialisti, privi peraltro di una guida autorevole. Anche il peculiare sistema elettorale spagnolo, che era studiato per favorire il bipolarismo e che ora non sembra in grado di contenere la nascita di un terzo polo, rende difficilmente decifrabile un panorama politico destinato a profonde modificazioni.

 

La situazione della sinistra italiana è del tutto diversa, nonostante la presenza, anche da noi, di una formazione come quella grillina che raccoglie consensi considerevoli sulla base di una gestione spregiudicata delle proteste. Le elezioni non sono alle porte, il Partito democratico è al governo, l’area di centrodestra ha perso un baricentro e si sta lacerando in guerre intestine. I settori del Pd che puntano a una specie di imitazione della tattica cui è costretto il Psoe, quella di una rincorsa a sinistra con i grillini e di una contestazione della scelta di Matteo Renzi di puntare alla conquista del centro, proprio per la differenza abissale delle condizioni, appare insensata e autolesionista. Oltre che dannosa per la sinistra, questa prospettiva, che comporta la paralisi dei processi riformatori, da quello del lavoro a quello elettorale e istituzionale, avrebbe conseguenze assai pesanti sulla situazione del paese, che fatica a uscire dalla crisi proprio per i colossali ritardi accumulati nelle necesarie operazioni di ammodernamento delle istituzioni e delle relazioni industriali. Si è spesso derisa la tendenza della sinistra italiana a innamorarsi dell’ultimo “modello” vincente assumendolo ad esempio anche quando era evidentemente inesportabile. Era ridicolo imitare lo zapaterismo vincente, ma imitare il Psoe perdente di oggi è addirittura patetico.