Papa Francesco ieri a Strasburgo (foto AP)

Valori inalienabili, sacralità della vita, diritti criticati: un nuovo Papa

Matteo Matzuzzi

“E’ giunta l’ora di costruire l’Europa che ruota intorno alla sacralità della persona umana, dei valori inalienabili”, dice il Papa.

“E’ giunta l’ora di costruire l’Europa che ruota intorno alla sacralità della persona umana, dei valori inalienabili”, dice il Papa tra gli applausi al termine del suo primo (lungo, per i suoi canoni abituali) discorso a Strasburgo, dinnanzi al Parlamento europeo. Più tardi avrebbe parlato al Consiglio d’Europa in quella che è stata la visita all’estero più breve del suo pontificato. Tanti i temi toccati, dal lavoro che non c’è alla natura da rispettare, fino all’indice puntato contro chi dimentica che il Mediterraneo è ormai un “grande cimitero” per migranti che nell’Europa “malata di solitudine” cercano futuro e salvezza. “E’ necessario agire sulle cause e non solo sugli effetti”, ha detto il Pontefice. Ma nel discorso papale, dove si afferma che “la famiglia unita, fertile e indissolubile è la cellula fondamentale ed elemento prezioso di ogni società”, c’è anche il recupero di quegli “elementi cari a Papa Benedetto” di cui aveva parlato qualche giorno fa il segretario di stato, il cardinale Pietro Parolin, in un’intervista concessa al Centro televisivo vaticano.

 

Francesco ha esaltato “lo stretto legame che esiste tra dignità e trascendenza”, e “parlare della dignità trascendente dell’uomo significa fare appello alla sua natura, alla sua innata capacità di distinguere il bene dal male, a quella bussola inscritta nei nostri cuori e che Dio ha impresso nell’universo creato”. Soprattutto, “significa guardare all’uomo non come a un assoluto, ma come a un essere relazionale”. Si constata, in un’Europa che sembra “un po’ invecchiata e compressa, che tende a sentirsi meno protagonista in un contesto che la guarda spesso con distacco, diffidenza e talvolta con sospetto”, il prevalere delle questioni tecniche ed economiche, “a scapito di un autentico orientamento antropologico”. L’Europa di oggi, più simile a una “nonna” che a una giovane ragazza “fertile e vivace”, sta lentamente perdendo la propria anima e quello “spirito umanistico” che ama e difende, ha osservato Francesco nel silenzio dell’emiciclo, prima di ricordare quanto fondamentale per il continente sia stato il patrimonio cristiano per la sua formazione socio-culturale. E’ la questione, annosa e per anni dibattuta, delle radici giudaico-cristiane. Bergoglio si dice “convinto che un’Europa che sia in grado di fare tesoro delle proprie radici religiose, sapendone cogliere la ricchezza e le potenzialità, possa essere anche più facilmente immune da tanti estremismi che dilagano nel mondo odierno, anche per il grande vuoto ideale a cui assistiamo nel cosiddetto occidente, perché è proprio l’oblio di Dio, e non la sua glorificazione, a generare violenza”. Parole, queste, tratte direttamente dal discorso di Benedetto XVI ai membri del corpo diplomatico, pronunciato poco più d’un mese prima dell’annuncio dell’abdicazione.

 

[**Video_box_2**]Si tratta di quegli estremismi che ha condannato con parole mai così dure: “Non possiamo non ricordare le numerose ingiustizie e persecuzioni che colpiscono quotidianamente le minoranze religiose, e particolarmente cristiane, in diverse parti del mondo. Comunità e persone che si trovano a essere oggetto di barbare violenze. Cacciate dalle proprie case e patrie, vendute come schiave, uccise, decapitate, crocefisse e bruciate vive, sotto il silenzio vergognoso e complice di tanti”. Serve pace, che però – dirà un paio d’ore dopo al Consiglio d’Europa – “non è la semplice assenza di guerre, di conflitti, di tensioni. Nella visione cristiana essa è frutto dell’azione libera e razionale dell’uomo che intende perseguire il bene comune nella verità e nell’amore”. Ha esaltato, nel suo primo intervento, l’opera comunitaria in difesa dei diritti umani, evitando però “di cadere in alcuni equivoci e di abusarne”, dal momento che “la tendenza verso una rivendicazione sempre più ampia di diritti umani cela una concezione di persona umana staccata da ogni contesto sociale e antropologico”. E questo perché “al concetto di diritto non sembra più associato quello altrettanto essenziale e complementare di dovere”.

 

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.