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Sulle città americane volano le stesse tecnospie usate in Iraq

Daniele Raineri

Piccoli aerei succhiano come aspirapolveri i dati dai cellulari degli americani per prendere i sospetti (e la privacy?).

Roma. Giovedì pomeriggio il sito del Wall Street Journal ha rivelato che il dipartimento di Giustizia usa dal 2007 piccoli aerei Cessna per intercettare i dati scambiati attraverso i telefoni cellulari di un numero potenzialmente enorme di cittadini americani.
Questo programma di sorveglianza di massa è sotto il controllo dell’U. S. Marshals Service (ricordate il film “Il Fuggitivo”, in cui Tommy Lee Jones dava la caccia al criminale Harrison Ford? E’ la stessa agenzia federale) e si basa su un automatismo dei cellulari, che tentano sempre di agganciarsi al ripetitore più vicino e forte. I Cessna sono equipaggiati con un dispositivo elettronico costruito dalla Boeing che finge di essere il ripetitore più forte dei dintorni con tutti i cellulari nella zona sottostante: il dispositivo viene agganciato e legge tutti i dati che gli sono inviati dai cellulari inconsapevoli di stare comunicando con un finto ripetitore – e l’intercettazione funziona anche con i dati che in teoria sono criptati. La Boeing ha chiamato il dispositivo Drt, Digital receiver technology, ma per alcuni agenti è diventato la “dirtbox”, il contenitore che raccoglie lo sporco tirato su dall’aspirapolvere.

 

I piccoli aerei equipaggiati con la tecnologia Drt decollano da almeno cinque aeroporti, scrive il Wsj, e coprono in pratica tutto il suolo americano con le loro missioni. Possono leggere gli sms e individuare una persona con una precisione di tre metri, e quindi la stanza in cui si trova se è dentro un edificio. Le versioni più aggiornate possono anche estrarre le immagini dai telefoni. L’effetto pratico è che se si conosce il numero di una persona ricercata – e quella ha il telefono addosso e acceso – allora è possibile individuarla con un volo a bassa quota e una scansione a setaccio dei numeri in tutta la sua zona. Il Cessna legge i dati dei telefoni, come se pescasse a strascico, scarta quelli ritenuti non interessanti e si concentra su quelli inseriti nella lista dei numeri cercati.

 

[**Video_box_2**]Chi usa questa tecnologia dice al Wsj che il programma non ha mai violato le leggi federali, che autorizzano questo tipo di sorveglianza soltanto in casi ritenuti assolutamente necessari e soltanto se c’è il via libera di un giudice. Prima gli investigatori dovevano rivolgersi alle compagnie telefoniche, che dovevano consegnare i dati dei ripetitori. Ora questo passaggio intermedio può essere eliminato. Un problema è che il Drt è un sistema di massa, che prima raccoglie tutti i dati e soltanto dopo scarta quelli inutili. Cosa succede se i dati che in teoria sono “inutili” sono invece conservati e letti? Cosa succede se i Cessna invece che decollare alla ricerca temporanea di un latitante in una zona circoscritta, e con un mandato preciso, succhiano e immagazzinano in massa i dati di tutti i cellulari che agganciano? Non è chiaro quali procedure sono usate  – e se sono usate – per sbarazzarsi dei dati presi da utenti innocenti e per essere sicuri che gli investigatori non li conservino per frugarli in futuro.

 

Il Wall Street Journal scrive che l’approccio del programma è simile a quello usato dalla Nsa, National Security Agency, che intercetta enormi volumi di dati (mail e telefonate) su scala nazionale per individuare anche soltanto una singola persona o un gruppo ristretto.

 

Christopher Soghoian, un esperto di tecnologia dell’associazione americana dei diritti civili, dice che “probabilmente i giudici nemmeno si rendono conto della portata di questo sistema. Forse vale la pena violare la privacy di centinaia di persone per catturare un sospetto, ma vale la pena violare la privacy di centinaia di migliaia di persone?”.

 

Un altro problema è che questo modo di intercettare non sembra sia usato in casi straordinari, ma che sia invece un’attività di routine sopra l’America. Chi parla al Wsj dice inoltre che per ottimizzare la resa rispetto ai costi di solito si usano gli aerei pensando a “bersagli multipli”, e non soltanto a un singolo latitante.

 

Perché Baghdadi non usa il telefonino - Lo strumento è in effetti così potente che era stato usato in Iraq durante la guerra (quella di prima) quando piccoli aerei volavano a bassa quota per intercettare le comunicazioni via telefono tra i guerriglieri. Alcuni, come il giornalista Shane Harris del Daily Beast, danno credito a questo tipo di intercettazioni per una grande parte dei risultati ottenuti dagli americani in Iraq dal 2007 in poi. Il sistema agganciava il telefono di un sospetto iracheno, leggeva i dati delle sue telefonate e dei suoi contatti, disegnava una mappa elettronica della guerriglia e di chi parlava con chi. Le preoccupazioni sulla privacy non erano considerate prioritarie in quel contesto fatto di pericoli e di assalti quotidiani contro i militari americani.

 

In Iraq le intercettazioni con i finti ripetitori divennero un’accoppiata micidiale con i raid delle squadre speciali. La rete dei cellulari dopo la caduta di Saddam Hussein si era ingrandita con rapidità sbalorditiva, anche perché i costi erano inferiori alle linee fisse. Ogni notte i dati scaricati dalle dirtbox erano analizzati e consegnati ai reparti che si occupavano delle oeprazioni contro i covi dei sospetti. E’ per questo che una parte dei ricercati sopravvissuta a quella stagione e oggi confluita nello Stato islamico di Abu Bakr al Baghdadi non usa più i telefonini e preferisce affidare i messaggi a corrieri.

 

Quello che va bene per la guerra in Iraq ha un suono assai diverso alle orecchie degli americani a casa. La questione della sorveglianza di massa da parte della National Security Agency ha scatenato proteste nel recente passato – anche se inferiori a quello che si sarebbe potuto prevedere. Quest’anno una corte federale ha stabilito che l’accumulo eccessivo di dati e la loro conservazione è una violazione della Costituzione e persino dentro l’U. S. Marshals Service c’è stato chi ha messo in discussione la legalità del sistema. 

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)