The Walking Dead, una delle serie di maggior successo di Fox

Da Twin Peaks a The Walking Dead: le facce dell'horror in tv

Stefano Priarone

Così è stato sdoganato l'horror sul piccolo schermo. La storia di serie sofisticate dove zombi e vampiri la fanno da padrona. Viaggio nel "terrore" per la notte di Halloween.

"Puoi lasciare libera la stanza quando vuoi ma non potrai andartene mai.” Lo sappiamo, come ha dichiarato lo stesso cantante Don Headley “Hotel California” degli Eagles è una metafora della vita sregolata (il fin troppo classico binomio sesso e droga) di una band rock nello showbiz della West Coast  “una canzone che parla del lato oscuro del sogno americano e dei suoi eccessi”. Ma, a un ascoltatore poco avvertito sembra una classica storia dell’orrore: il narratore va in questo bellissimo albergo, dal quale però non può andar via. Un albergo maledetto pieno di fantasmi come l’Overlook di “Shining”? Oppure una sorta di aldilà infernale? E frasi come “non abbiamo quel tipo di vino dal 1969” hanno un effetto diverso negli anni Duemila rispetto alla metà dei Settanta, quando la canzone è stata scritta. C’è pure chi ha parlato di allusioni alla Chiesa di Satana di Anton LaVey, all’epoca molto attiva in California.

 

Quindi è una canzone sottilmente inquietante, adattissima per Halloween, magari non chiaramente horror. E non a caso si intitola “Motel California”, un episodio della recente serie televisiva “Teen Wolf”, con protagonista un licantropo adolescente, episodio ambientato appunto in un albergo maledetto dove in passato ci sono stati numerosi suicidi (e dove anche il protagonista e i suoi amici per poco non si tolgono la vita spinti da forze arcane). “Teen Wolf”, titolo a parte (preso da un film anni Ottanta con Michael J. Fox con il quale ha ben poco da spartire), è una delle tante, interessanti serie “di paura” che hanno colonizzato il piccolo schermo.

 

L’avvento dell’horror in televisione ricorda un po’ la vicenda di “Hotel California”: è iniziato con un (astuto, in questo caso) fraintendimento, con “Twin Peaks”, creata da e David Lynch  e Mark Frost nel 1990. La serie viene venduta come un classico giallo whodunit (chi è stato?) alla Agatha Christie, con tanto di Ezio Greggio che a “Striscia la notizia” ne usa il titolo come esclamazione, ma fin dall’inizio ci si rende conto che l’uccisione della teenager Laura Palmer nell’immaginaria cittadina di Twin Peaks fra Stati Uniti e Canada è qualcosa di profondamente diverso. E l’agente Fbi Dale Cooper (Kyle McLachan, attore feticcio di Lynch) ha poco in comune con la Jessica Fletcher di “La Signora in Giallo”. Atmosfere horror (le misteriose Logge, Bianca e Nera) vengono sapientemente mixate ai temi romantici da soap opera e da allora la televisione non sarebbe stata più la stessa.

 

 

A poco a poco le serie televisive diventano più autoriali, abbandonando gli sterili cliché del passato (come il finale consolatorio). L’orrore in televisione viene definitivamente sdoganato con “Buffy the Vampire Slayer” di Joss Whedon, con protagonista una ragazza cacciatrice di vampiri (Buffy, appunto, interpretata da Sarah Michelle Gellar), in onda fra il 1997 e il 2003 (ma prosegue in una serie a fumetti supervisionata e spesso scritta da Whedon). Se  “Twin Peaks” mixava horror con soap opera, con “Buffy” Whedon realizza un sapiente cocktail di teen drama (le serie per teenager alla “Beverly Hills 90210”) orrore e supereroi (Whedon, da sempre appassionato di fumetti, è il regista di “Avengers” con protagonisti Iron Man, Capitan America Thor e Hulk e del suo seguito al cinema il prossimo anno), attingendo anche a una serie di horror adolescenziali anni Ottanta (tutta la serie di “Nightmare”, in primis).

 

Dopo “Buffy”, grazie anche all’allentarsi delle maglie della censura televisiva (specie nelle tv via cavo), le serie horror hanno iniziato a spopolare in televisione. La già citata “Teen Wolf” cerca di fare con i meno fortunati e carismatici lupi mannari la stessa operazione (horror e teen drama) fatta da Buffy con i vampiri (dove la Cacciatrice era contesa fra il vampiro “buono” Angel e quello più “cattivo  ma non troppo” Spike).

 

L’horror ha da sempre a che fare con la morte e in questa settimana di Halloween abbiamo in televisione tre tipi diversi di “ritornanti”. In primis (su Fox) i fortunatissimi zombi di “The Walking Dead”. Tratta dall’omonimo fumetto di Robert Kirkman, Tony Moore e Charlie Adlard (al solito, è meglio la fonte originaria, in questo caso il fumetto, che vi consigliamo), la serie è ambientata in un mondo sconvolto dall’epidemia degli zombi, dove la civilizzazione come la conosciamo è finita e domina il principio dell’homo homini lupus. Gli zombi sono una minaccia minore, il vero pericolo per Rick Grimes e i suoi amici sono gli altri umani. E forse il successo della serie è proprio dovuto al fatto che anche gli spettatori si sentono un po’ allo sbando nella confusione della postmodernità.

 

[**Video_box_2**]La serie di vampiri “True Blood” (su Fox), è arrivata all’ultima stagione:  ma il non morto ormai è  più che altro un’icona erotica e la serie è nota più per le performance sessuali dei protagonisti (in primis la protagonista, Sookie Stackhouse, contesa da vampiri, lupi mannari e mutaforma), che per la capacità di terrorizzare lo spettatore. Più inquietanti sono i morti della serie francese “Les Revenants” (su Sky Atlantic), che tornano in vita dopo anni in un paesino di montagna che per certi versi ricorda “Twin Peaks”. I morti possono anche non avere cattive intenzioni, ma i vivi non amano che i morti ritornino, persino Gesù Cristo dopo la resurrezione spaventava i discepoli e, come racconta il Vangelo di Luca, ha dovuto chiarire loro di non essere un fantasma.

 

“Twin Peaks” tornerà (è stato annunciato a inizio ottobre) dopo un quarto di secolo nel 2016, con una nuova stagione sempre ad opera di Lynch e Frost, ma si può dire che da oltre vent’anni viviamo nel mondo di “Twin Peaks”, la stessa acclamata serie “True Detective” (appena trasmessa su Sky Atlantic) sembra un normale poliziesco, però si colora di venature esoteriche, con continue allusioni (non spiegate) al “Re in Giallo” e a “Carcosa”.

 

Nic Pizzolatto, creatore della serie, ha voluto citare la raccolta di racconti del 1895 di Robert Chambers, intitolata appunto il “Re in Giallo”, che avrebbe ispirato anni dopo lo scrittore Howard Phillips Lovecraft e la sua mitologia horror dei Grandi Antichi (che a sua volta ispira Whedon nella cosmologia di “Buffy”) e nella quale si trova una inquietante poesia della quale vale la pena citare i versi finali: “Strana è la notte dove stelle oscure sorgono, e strane lune solcano i cieli. Ma ancora più strana è la perduta Carcosa." E strana (ma nel senso di affascinante) è questa televisione, con serie sempre più complesse e raffinate, che portano in strani oscuri sentieri. Forse siamo già a Carcosa, ma non ce ne siamo ancora accorti.

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