Roberta Pinoti e il comandante dei Carabinieri Leonardo Gallitelli (foto LaPresse)

Pinotti: "E' un dovere morale reagire contro l'avanzata dello Stato Islamico"

Redazione

In Siria e Iraq "indicibili violenze compiute indifferentemente contro i civili inermi e contro i militari".

"Di fronte ai massacri perpetrati dallo Stato islamico contro civili inermi abbiamo il dovere morale di reagire, di non girare la faccia dall'altra parte". Lo ha ribadito il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, nel corso di un'audizione alla Camera davanti alle commissioni Difesa e Esteri di Montecitorio e Palazzo Madama. "Da circa due mesi - ha aggiunto Pinotti - l'avanzata in Iraq e in Siria delle forze militari del gruppo jihadista, accompagnata da indicibili violenze compiute indifferentemente contro i civili inermi e contro i militari fatti prigionieri, ha imposto a tutti noi di tornare ad occuparci di questa regione del mondo".

 

"Oggi - ha proseguito Pinotti - questa organizzazione ha alcuni dei caratteri tipici di uno Stato, ma opera poi con le modalita' che distinguono i grandi gruppi terroristici transnazionali", ha sottolineato ancora il ministro osservando che "il cosiddetto Stato islamico controlla un territorio già molto vasto, delle dimensioni del Belgio per avere un termine di paragone, territorio che si estende in Iraq e Siria e che include la quasi totalita' dei centri urbani lungo il corso dell'Eufrate, da Raqqa in Siria fino a Falluja in Iraq, nonché lungo il Tigri, da Mosul fino alle porte di Bagdad". In questa regione, ha aggiunto il ministro, "raccoglie di fatto delle tasse ma, soprattutto, estrae e commercializza il petrolio ed è giunto anche a generare energia elettrica nelle centrali conquistate militarmente. Si tratta, quindi, di un'entità capace di produrre autonomamente ingenti risorse, devolute in toto ai suoi obiettivi militari", ha continuato Pinotti. "Non meraviglia quindi - ha concluso il ministro - che le migliaia di combattenti che militano nelle sue fila - le stime più pessimistiche parlano di 30.000 uomini - siano retribuiti meglio delle forze regolari irachene e siriane.

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