Il ministro della Difesa Roberta Pinotti (foto LaPresse)

Basta con le fionde

Claudio Cerasa

Notizia: il governo ha un piano per rafforzare la guerra contro lo Stato islamico. Giovedì l’annuncio.

Roma. Basta con le fionde. C’è una novità importante che riguarda il governo e in particolare la partecipazione del nostro paese alla coalizione internazionale (tra i più attivi gli Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, Turchia, Olanda, Australia, Danimarca, Canada) nata a inizio settembre per combattere le milizie jihadiste che controllano zone significative della Siria e dell’Iraq (l’Is, lo Stato islamico). La cifra del contributo italiano in Iraq e in Siria ha coinciso finora con il contenuto del testo presente all’interno del decreto missioni approvato a inizio settembre con il quale l’Italia si è impegnata a combattere il Califfato offrendo ai peshmerga curdi 1.000 razzi Rpg7, 1.000 razzi anti carro Rpg 9 e 400 mila munizioni Dshk calibro 14,5. La coalizione, a quanto risulta al Foglio, nelle ultime settimane ha però chiesto al governo uno sforzo ulteriore ed è questa la ragione per cui il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha allertato i presidenti della commissione Difesa di Camera (Elio Vito) e Senato (Nicola Latorre) chiedendo di convocare per giovedì prossimo le due commissioni in seduta comune per comunicare che il governo offrirà la sua disponibilità alle nuove richieste per combattere lo stato islamico.

 

Le nuove richieste – notizia – oggi sono rappresentate dal’invio di un aereo cisterna, di alcuni droni e di qualche istruttore militare in Kuwait (il numero esatto non è ancora certo). Ma sia all’interno del governo sia all’interno delle commissioni ammettono che nei prossimi mesi il contributo che l’Italia potrà dare all’intervento contro le milizie jihadiste dovrebbe ampliarsi. L’invio di truppe di terra o di cacciabombardieri è escluso. Ma ciò che invece non è escluso (e che a Palazzo Chigi considerano possibile) è un pacchetto di opzioni che l’Italia è destinata a mettere sul tavolo della coalizione: portare da uno a quattro il numero di aerei da rifornimento in volo; offrire un contributo per addestrare sul territorio i peshmerga curdi; mettere a disposizione dei curdi delle nuove armi da terra (niente missili dunque); e offrire agli alleati le basi militari di Sigonella e Aviano. La novità verrà comunicata giovedì in Commissione. E da quel giorno, salvo sorprese, l’Italia potrebbe offrire alla guerra contro l’Is qualcosa in più di una bella cerbottana.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.