Diplomatici americani e il neo presidente afghano Ghani firmano il Security Pact (foto AP)

Il patto in Afghanistan, finalmente

Redazione

Le truppe occidentali resteranno oltre il 2014. I problemi non risolti

I  diplomatici americani e il neo presidente afghano Ghani hanno firmato ieri il Security Pact – che l’ex leader di Kabul Karzai s’è sempre rifiutato di firmare – che permette agli Stati Uniti di lasciare 9.800 soldati in Afghanistan (più altri 2.200 dagli altri paesi della Nato, per un totale di 12 mila soldati) oltre la fine di quest’anno, quando il ritiro di tutte le truppe combat sarà concluso. L’accordo prevede l’addestramento dell’esercito afghano (che conta 350 mila soldati) e ha come obiettivo “la stabilità e la sicurezza” del paese, almeno fino al 2017, quando anche questo contingente sarà rimosso.

 

La firma era nel programma elettorale di Ghani e il Security Pact era quanto mai necessario, non soltanto come suggello all’accordo – negoziato dal segretario di stato Kerry, forse il suo unico successo – tra Ghani e Abdullah per la guida del paese: entrambi dicevano di aver vinto le elezioni, nel vuoto di potere hanno proliferato i talebani, come era prevedibile, e soltanto quando Ghani ha fatto il decreto per nominare Abdullah come “chief executive”, ruolo fino a ora inesistente, si è trovata la pax istituzionale (i due hanno comunque litigato lunedì per la cerimonia di inaugurazione: secondo Abdullah il suo podio era troppo piccolo). Il problema – sempre lo stesso – è che da soli, gli afghani, non riescono a contenere la violenza dei talebani: soltanto la settimana scorsa ci sono stati cento morti in un’offensiva – quindici civili sono stati decapitati, le case sono state bruciate – nella provincia di Ghazni che, strage dopo strage, sta cadendo nelle mani dei talebani. Gli elicotteri che Kabul doveva mandare per proteggere i suoi funzionari locali non sono arrivati.

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