Un F-18 americano effettua un rifornimento in volo nei cieli dell'Iraq settentrionale (foto Ap)

Colpite le raffinerie dello Stato islamico in Iraq. E l'Iran promette aiuto

Redazione

Gli obiettivi colpiti sono nella Siria orientale. Domani la Gran Bretagna decide se unirsi ai bombardamenti in Iraq. Nove arresti per terrorismo a Londra. Rohani all'Onu: "Aiutare Baghdad è un obbligo religioso".

Le forze aeree americane hanno condotto nella notte altri 13 raid contro i jihadisti dello Stato Islamico in Siria, prendendo di mira raffinerie di petrolio modulari usate dal gruppo. Lo ha reso noto il Comando Centrale americano di Tampa, precisando che all'operazione hanno partecipato anche Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

 

I raid hanno preso di mira 12 raffinerie nelle aree di Mayadin, Hasakah, e Abu Kamal, in Siria orientale. Queste piccole raffinerie, spiega il Centcom, forniscono carburante per le operazioni dello Stato islamico, ma sono anche una fonte di finanziamento per il gruppo terroristico: gli stabilimenti infatti producono "fra i 300 e i 500 barili di petrolio al giorno".  Gli analisti ritengono che i proventi complessivi che lo Stato islamico ricava dal petrolio ammontino a circa 2 milioni di dollari al giorno.

 

Il Centcom sta ancora valutando il risultato dei raid, ma secondo le prime indicazioni gli attacchi hanno avuto successo. Tutti gli aerei sono rientrati alla base.

 

Intanto il ministro degli Esteri siriano Walid al Muallim ha invocato una collaborazione tra Siria e Libano per combattere la minaccia terroristica posta dai militanti dello Stato islamico e del Fronte Jabhat al Nustra. Citato dal quotidiano As Safir, il capo della diplomazia siriana ha detto che il Libano non dovrebbe adottare una politica di dissociazione rispetto al terrorismo.

 

 

"Ci deve essere una collaborazione tra Libano e Siria contro il terrorismo in quanto questo rappresenta una minaccia per entrambi i Paesi", ha detto al Muallim. Il ministro siriano si è inoltre detto soddisfatto per l'esito dei raid della coalizione guidata dagli Usa contro l'Is e altri gruppi legati ad al Qaida in Siria.

 

L'Iran promette aiuto a Baghdad ma resta fuori dalla coalzione

 

Lo Stato islamico è il frutto dell'opera di "alcune agenzie di intelligence che hanno messo un pugnale nelle mani di pazzi" e di "alcuni stati" che hanno creato l'estremismo e adesso "non riescono ad affrontarlo". Lo ha detto, accusando implicitamente gli Stati Uniti e i loro alleati nel Golfo, il presidente iraniano, Hassan Rohani (nella foto), parlando dal podio dell'Assemblea generale delle Nazioni unite. "La giusta soluzione" al problema, ha aggiunto riferendosi alla coalizione internazionale che sta bombardando parti della Siria e dell'Iraq, deve "arrivare dall'interno della regione e non da un intervento esterno". Prima di rivolgersi all'Assemblea, Rohani ha incontrato il premier iracheno Haider al Abadi. Uno scambio di vedute sulle prospettive della guerra contro i jihadisti in cui Rohani ha affermato di ritenere "un obbligo religioso" aiutare l'Iraq nella sua battaglia contro lo Stato islamico. "La Repubblica islamica ha aiutato l'Iraq in quanto è un obbligo religioso e continuerà con il suo sostegno", ha spiegato il presidente.

 

Nove arresti per terrorismo in Gran Bretagna

 

Intanto in Gran Bretagna, a meno di 24 ore dall'avvio del dibattito parlamentare a Westminster sui raid in Siria, nove persone state arrestate a Londra con l'accusa di terrorismo. Secondo la Bbc, la polizia al momento sta procedendo con le perquisizioni in diciotto proprietà sparse fra la capitale e Stoke-on-Trent. I nove, di età compresa fra i 22 e i 47 anni, secondo Scotland Yard non costituivano una "minaccia immediata" ma sono comunque stati arrestati in seguito a lunghe indagini sul terrorismo islamico. Ad arrestarli è stato un commando antiterrorismo che ha agito sulla base di elementi raccolti nelle ultime settimane. Quasi tutte le proprietà che in queste ore vengono perquisite si trovano nell'est londinese, l'area più multiculturale e multietnica della capitale.

 

[**Video_box_2**]Il premier britannico David Cameron è tornato in anticipo da New York, dove è intervenuto all'Assemblea generale dell'Onu, per presiedere oggi una riunione di governo che servirà a preparare il dibattito di domani alla Camera dei Comuni per decidere eventuali raid aerei britannici contro lo Stato islamico in Iraq. Il premier, riferisce il Guardian, ha il sostegno del partito Laburista e dei Liberal Democratici per unirsi agli attacchi aerei della coalizione già questo fine settimana, ma solo se limitati all'Iraq, dove il governo ha chiesto un intervento britannico. Da parte sua, ieri, il leader laburista Ed Miliband ha chiarito che non accetterà un'azione militare del Regno Unito in Siria a questo punto. Cameron ha definito, intervenendo all'Onu, "medievale" la crudeltà dei combattenti dello Stato islamico. "Il conflitto in Iraq e Siria - ha aggiunto - sta scioccando il mondo con la sua barbarie".