Una sede di Telefonica (Foto AP)

Concorrenza incrociata

La manovra spagnola per frenare Telecom in Brasile

Ugo Bertone

C’è Telefonica dietro l’ultimo sgambetto sulle nozze con Bolloré. Ecco perché. Il primo colpo di teatro, per meglio dire il colpo basso, lo assesta il signor Zeinal Bava, ceo di Oi, quarto gestore di telefonia del Brasile, ormai la terra promessa delle tlc.

Milano. Il primo colpo di teatro, per meglio dire il colpo basso, lo assesta il signor Zeinal Bava, ceo di Oi, quarto gestore di telefonia del Brasile, ormai la terra promessa delle tlc. Il signor Bava ha annunciato ieri mattina che Oi ha dato alla banca d’affari brasiliana Btg Pactual un “mandato per sviluppare alternative per consentire la proposta di acquisizione della partecipazione detenuta indirettamente da Telecom Italia in Tim Participações”. Una mossa a sorpresa, non a caso giocata nel giorno X, poche ore prima che il consiglio di Telecom Italia definisse in forma ufficiale la proposta di fusione tra Tim Brasil e Global Village Telecom (Gvt), da presentare al board di Vivendi, oggi riunito per esaminare sia l’offerta italiana sia quella in arrivo da Telefonica. “Mi sembra solo una turbativa, i seguiti delle turbative sono tanti, si finisce anche in tribunale”, commenta Sergio Erede, l’avvocato che fa da advisor del gruppo italiano e segue, per la parte legale, l’offerta che verrà presentata a Vivendi. Il sospetto è fondato: Zeinal Bava, a gennaio, aveva già mostrato un certo interesse per la Tim brasiliana, grande circa il doppio. Allora Oi si muoveva in solido con Telefonica per proporre uno spezzatino della controllata di Telecom e così spartire i vari asset con gli altri operatori. Facile che anche stavolta il gruppo portoghese agisca in coppia con César Alierta, offrendo ai consiglieri indipendenti di Telecom un’alternativa al duello con il colosso spagnolo: perché svenarsi, insomma, in una battaglia cruenta quando Telecom può far cassa, abbattere i debiti e concentrarsi sul mercato domestico? Ha davvero senso concepire il Brasile come “ultima spiaggia” invece di investire sulle reti di nuova generazione, magari in coppia con la Cdp o nuovi investitori? Parole che hanno il sapore della beffa se si pensa che Telecom, già ibernata ai tempi della gestione Bernabè, è in pratica immobile, sul piano delle strategie, da un anno, da quando cioè l’azionista Telefonica ha prima deciso di acquistare tutta Telco (la holding in cui erano concentrate le quote del gruppo spagnolo e di Mediobanca, Intesa e Generali) poi, su diktat dell’Antitrust brasiliano, ha iniziato la ritirata, con l’obiettivo di far terra bruciata alle spalle.

 

Perché Rio e San Paolo fanno gola a tutti

 

In realtà l’offerta, spuntata dal nulla nel momento in cui i contendenti stanno affilando le lame, non sembra destinata a condizionare più di tanto nella gara, un po’ folle, molto colorita, che ormai coinvolge Madrid, Lisbona, Parigi e l’Italia. Tutti in corsa per Gvt, l’ago della bilancia per il controllo del mercato tra San Paolo e Rio. “Il Brasile è un paese ricco con asset ricchissimi come la nostra Tim – ha commentato Tarak Ben Ammar prima di entrare in cda – è un paese in crescita a cui tutti, italiani francesi e spagnoli guardiamo con serietà”. Senza badare troppo agli incroci di interessi, alleanze e conflitti che rendono ancor più curiosa la sfida dei due mondi. Ieri ai tanti intrecci che legano i protagonisti della sfida si è aggiunto un altro tassello perché Oi ha scelto, per studiare l’offerta finanziaria, nientemeno che Btg Pactual, da pochi mesi socio (già scontento) della Fondazione Monte Paschi nel sindacato di controllo della banca senese. Insomma, il mondo è piccolo. Ma come andrà a finire? Ieri i duellanti hanno fatto a gara per nascondere le ultime carte prima del board parigino: nessuna nota ufficiale prima di stamane.

 

Telefonica, a quel che si sa, dovrebbe aver ritoccato al rialzo la sua offerta per Gvt salendo fino a 8 miliardi di euro, un prezzo d’affezione per una società che non ha mai registrato un profitto. Ma, soprattutto, César Alierta ha puntato sulle possibili sinergie tra il gruppo madrileno, forte in Brasile come in mezza Europa, e Vivendi, grande fornitore di contenuti tv e musicali. Difficile che l’offerta arrivi al cuore di Vincent Bolloré, che si è spinto a definire “interessante” quella italiana: poco più di 7 miliardi, parte in azioni Tim Brasil e parte in titoli Telecom, quanti basteranno per divenire il nuovo socio di riferimento. Pare più concreta la proposta italiana, che fa rivivere il vecchio progetto di Marco Tronchetti Provera (integrazione tra tlc e contenuti) piuttosto che l’intesa con la corazzata di Alierta: difficile che l’Antitrust brasiliano accetti che Gvt, telefonia fissa e pay tv, finisca nell’orbita di Vivo, controllata carioca di Telefonica. Sarà comunque un esame difficile che il cda di Vivendi non completerà oggi. E’ ancora lunga la strada per la spiaggia di Rio. 

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