Stefania Giannini, ministro dell'Istruzione del governo Renzi (Foto Lapresse)

Renzi a scuola di riforme

Redazione

Le indicazioni di Stefania Giannini sulle linee di riforma della scuola che il suo ministero intende perseguire sono tutte giuste, si direbbe persino troppo giuste. Introdurre la meritocrazia, insegnare davvero le lingue e la matematica per uscire dal provincialismo.

Le indicazioni di Stefania Giannini sulle linee di riforma della scuola che il suo ministero intende perseguire sono tutte giuste, si direbbe persino troppo giuste. Introdurre la meritocrazia, insegnare davvero le lingue e la matematica per uscire dal provincialismo, insegnare musica e arte per sottolineare la peculiarità italiana, superare ideologismi e portare sul terreno del confronto sui risultati la dialettica tra scuola statale e paritaria, superare in modo strutturale la questione del precariato autoalimentato: tutti obiettivi condivisibili e che proseguono sulla strada delle riforme già avviate dai ministri che l’hanno preceduta, da Luigi Berlinguer a Mariastella Gelmini. Di fronte a questi propositi, però, viene spontaneo chiedersi con che materiale umano e con quali strutture fisiche e risorse finanziarie si potrà realizzare quel programma. Le diverse riforme della scuola si sono sempre arenate, di fatto, di fronte al rifiuto sostanziale della categoria docente di accettare di essere valutata e di essere poi retribuita in base al merito.

 

D’altra parte per insegnare le lingue o la matematica bisogna conoscerle e saperle insegnare, ma la generazione docente  apicale è quella che ha cominciato nella contestazione studentesca a considerare “selezione di classe” la meritocrazia e un’imposizione autoritaria l’obbligo di studiare. Meglio il sei politico, cioè l’abolizione della funzione fondamentale della scuola. Da allora sono passati molti decenni, ma il tarlo del rifiuto del giudizio, che è la negazione della meritocrazia e il dogma dell’avanzamento per anzianità, non sono stati scalfiti. Ora ci prova il governo di Matteo Renzi e ha diritto a tutto il sostegno possibile nell’inevitabile battaglia contro il conservatorismo delle corporazioni e delle burocrazie. Un sostegno che non esime dal dubbio sul metodo che sembra ancora una volta centrato sull’annuncio e meno attento alla concatenazione concreta delle misure che promuovano una effettiva trasformazione.