L'arrivo di Matteo Renzi a Baghdad (Foto Lapresse)

Wie es geschehen ist

Renzi scout in Iraq, Casini generale a Roma, Napolitano al comando

Mario Sechi

C’è una vacanza, sottomarina, sottotraccia, che non è un’assenza. C’è una vacanza, prima in alto e poi sotto, né sottotono né sottovento, una presenza. C’è una vacanza, la riconosci dal Borsalino, dal “su misura” napoletano che fa rima con Napolitano.

C’è una vacanza, sottomarina, sottotraccia, che non è un’assenza. C’è una vacanza, prima in alto e poi sotto, né sottotono né sottovento, una presenza. C’è una vacanza, la riconosci dal Borsalino, dal “su misura” napoletano che fa rima con Napolitano. Non è il torrido agosto del 2011 quando lo spread prese il posto dello spritz nell’immaginario del tipo da bar italiano, ma il suo bel daffare il presidente della Repubblica ce l’ha. Occhio all’agenda del Quirinale: martedì 12 agosto manda un messaggio al neoeletto presidente turco Recep Tayyip Erdogan, auguri non formali, ma tessitura diplomatica con tanto di programma da svolgere con quello che per i benpensanti è il nemico della rivoluzione in franchising: “La Turchia rappresenta per l’Italia un punto di riferimento imprescindibile per affrontare sfide come quelle legate alle drammatiche crisi del medio oriente e alla loro pesante ricaduta sulla stabilità del Mediterraneo. Si richiede dunque ai nostri due paesi un rinnovato sforzo comune per individuare rapidamente soluzioni efficaci e durature”. Lo stesso giorno c’è da salutare per l’ultimo viaggio un costituzionalista non convenzionale come Alberto Capotosti ed ecco emergere a quota periscopica un siluro alla flottiglia raccogli-firme antigolpe: “Desidero ricordarne la puntuale partecipazione, anche recente, al dibattito politico-istituzionale da posizioni di alta competenza e di assoluta indipendenza”. Sono righe dissonanti dal pensiero-unico, colpi di timone improvvisi nel mare monstrum di un’Italia in jazz e terrazza che sogna lo spiaggiamento dello squaletto allevato sull’Arno, Matteo Renzi.

 

Il 13 agosto (mercoledì) c’è da salutare Papa Francesco che parte per la Corea, ma soprattutto bisogna parlare un po’ con Matteo e così ha luogo quello che nel registro liturgico del Quirinale viene definito come “un ampio scambio di vedute sul programma di attività di governo e sulla situazione internazionale”. E siccome a qualcuno non è piaciuto che il presidente della Repubblica metta il naso nell’agenda di Palazzo Chigi, ecco qualche ora dopo l’acuminata precisazione: “Nell’incontro di questa sera il presidente del Consiglio ha riferito al capo dello stato della sua telefonata con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, dei suoi recenti viaggi all’estero a cominciare dalla missione al Cairo e ha parlato delle decisioni che il governo prepara per l’economia e il lavoro nonché del progetto per la riforma della giustizia che conta di portare al Consiglio dei ministri del prossimo 29 agosto”. Eccola, l’agenda, cribbio. Perché le vacanze sono brevi ed è bene che la nave del governo non finisca in secca al primo colpo di vento. E così lunedì 18 agosto tocca al ministro della Giustizia Andrea Orlando andare a conferire “sulla preparazione di provvedimenti di riforma della giustizia che saranno sottoposti al Consiglio dei ministri, come annunciato, il 29 agosto”. Cose alla nitroglicerina, passeranno tutte sul tavolo del giudice Giuseppe Tesauro, eletto presidente della Corte Costituzionale il 30 luglio scorso. E il suo nome infatti spunta nell’agenda Napolitano martedì 19 agosto: “Vivi auguri di espletamento del suo mandato”. Ne avrà bisogno, c’è materia incandescente in arrivo.

 

C’era una volta una vacanza. Ma Baghdad rischia di cadere e il Kurdistan combatte e noi dobbiamo fornire armi per non far perdere agli altri la terza guerra irachena che è anche un po’ nostra. La commissione Esteri mercoledì 20 agosto decide che si può fare e davanti alle telecamere compare un Pier Ferdinando Casini in versione generale Patton, più abbronzato però: “C’è troppa ipocrisia. Le buone intenzioni non servono a nulla, servono i fatti. E tutti i tentativi di furbizie e di numeri legali, li abbiamo rimandati al mittente”. In un’altra parte del mondo, in Iraq, Renzi fa una cosa buona e giusta ma riesce a intwittare pure questa, così atterra in Kurdistan senza giubbotto antiproiettile ma con pronta artiglieria di cinguettii: “L’Europa non è solo spread e vincoli. E’ nata per difendere una certa idea di mondo e di dignità dell’uomo. Ecco perché siamo qui oggi a Erbil”. Niente di marziale, ’che siamo scout, e dunque vai con il messaggio de core foto-corredato d’infanzia: “E’ dura spiegare la guerra agli adulti. E’ impossibile farlo ai bambini”. Non c’è bisogno di spiegarla quella guerra a quei bambini, caro premier. Non la twittano. La vivono. La conoscono. Meglio di tutti noi.

 

E’ venerdì, 22 agosto, niente riposo. C’è una vacanza, la riempie lesto Marco Travaglio che si occupa di Csm sull’Espresso per dire che Napolitano esonda anche là, proroga qui e non decide qua, ma Giorgio lo becca in castagna e parte la lettera del Quirinale firmata dal segretario generale Donato Marra. Ai tempi del web, surfo sul sito del settimanale per leggere la novella e perbacco, eccola, la letterina c’è, l’ho trovata, in fondo, molto in fondo. E’ annegata.