Una veduta del Principato di Monaco (Foto Ap)

C'è uno zampino italiano dietro il boom di milionari a Monaco

Ugo Bertone

Correntisti in fuga dalla Svizzera troppo “trasparente”, russi stretti dalle sanzioni e il piano dei Marzocco.

Milano. Affrettatevi. Non c’è tempo da perdere se volete aggiudicarvi l’attico più lussuoso (e costoso) del pianeta, la cui sagoma già svetta tra il 45esimo e il 49esimo piano della torre Odéon di Monte Carlo: 3.500 metri quadri, cinque camere più salone e sala da pranzo e una cucina attrezzata per ciascuno dei cinque piani serviti da un ascensore di servizio, una sauna, un cinema, l’immancabile hammam e una pista da ballo collegata a una grande piscina da uno scivolo. Consegna prevista, settembre 2015. Il prezzo? Almeno 300 milioni di euro. “Ma noi speriamo di spuntare qualcosa di più”, dice a Bloomberg Daniele Marzocco, uno dei rampolli della dinastia fondata da nonno Domenico, friulano approdato nel Principato, responsabile del progetto voluto dal padre Claudio, “architetto non costruttore” come si ama definire, cui deve la realizzazione di questa Tour delle meraviglie. L’ottimismo di Daniele, direttore commerciale dell’impresa, si spiega con la prima risposta del mercato: 26 dei 38 appartamenti finora completati sono già stati venduti, compresi i posti macchina che qui valgono 250 mila euro ciascuno, poco meno del prezzo di uno dei tanti appartamenti della Riviera ligure, pochi chilometri più in là, che non trovano compratori, complici la crisi e il timore di nuove tasse. Ma tra la terra del principe Alberto e l’Italia, lontani poche decine di chilometri sulla carta geografica, corre la distanza tra il paradiso e l’inferno dal punto di vista dei portafogli: secondo l’osservatorio WealthInsight, sui 38 mila residenti del Principato, uno su tre è almeno milionario.

 

Certo, non è una novità. E’ dai tempi della Belle époque che Monte Carlo attira ricchi e teste coronate, oltre agli spregiudicati miliardari russi che oggi hanno preso il posto dei nobili dello zar. Ma il fenomeno, nell’epoca delle grandi ricchezze, sta assumendo dimensioni inedite. L’appetito per le case più lussuose ha fatto esplodere i prezzi: l’anno scorso, secondo i dati ufficiali del Principato, il prezzo degli appartamenti di nuova costruzione è schizzato dalla pur ragguardevole media di 2,9 milioni di euro a poco meno di 10 milioni. Una febbre che sfiora gli studios, cioè i monolocali da un milione di euro per un fazzoletto di 15 metri quadri tutto compreso, saliti del 9 per cento nell’ultimo anno, ma che ha investito in pieno le abitazioni più sontuose, su del 24 per cento. A conferma che i miliardari non considerano più Monte Carlo come una semplice residenza estiva o un domicilio fantasma buono per triangolazioni opache, al riparo dalla curiosità di inquirenti troppo curiosi. No, ormai il Principato è la fortezza ove ritirarsi, con le provviste necessarie, per resistere all’assedio degli stati che minaccia altri paradisi.

 

L’altra faccia del boom di Monte Carlo, infatti, è la caduta dei prezzi (meno 6 per cento) e ancor più delle richieste (meno 30 per cento) per le abitazioni di lusso di Ginevra: dopo gli accordi sugli scambi di informazioni tra Svizzera, Stati Uniti e Unione europea, molti hedge fund, avvocati d’affari e maghi del fisco hanno deciso che è l’ora di cambiar aria, come dimostrano le missioni dei private banker elvetici presso le filiali monegasche dei principali broker del real estate del Principato. Opinione condivisa dai gestori della City e, soprattutto, dai loro clienti moscoviti, sempre meno a proprio agio a Londra sotto la pressione delle sanzioni e delle tasse che il governo ha imposto sugli immobili venduti agli stranieri. Perché non imitare l’esempio del buon Dmitri, ovvero l’oligarca Rybolovlev, la cui dimora principesca domina l’ingresso del porto? Qui il magnate, tra l’altro banchiere a Cipro, non verrà disturbato dai giudici di New York che lo indagano per reati vari. Nei suoi confronti, l’unica curiosità dei monegaschi riguarda le prossime mosse del Monaco, la “sua” squadra ricca di campioni comprati e venduti a suon di decine di milioni, come il colombiano James Rodríguez, la stella dei Mondiali ceduta al Real Madrid. Anche il calcio, del resto, può servire a trasformare un eremo d’élite un po’ noioso in un luogo dove vivere almeno sei mesi all’anno, requisito imposto da molti paesi (Italia inclusa) per consentire il trasferimento del domicilio fiscale, snobbato in passato, oggi assai più rispettato per evitare guai. Il gruppo Marzocco ha compreso in anticipo le nuove esigenze dei suoi clienti (uno su quattro in arrivo dalla Russia). “Noi non vendiamo case – spiega il direttore commerciale della Tour Odéon, un altro Marzocco che di nome fa Niccolò – Semmai una certa idea di Monaco”. Come vuole suo padre Claudio, il vero leader del gruppo familiare (oltre a lui i fratelli Paolo e Luca, e i figli Daniele e Niccolò), l’architetto, quasi l’ideologo del new look del Principato. E così, come il fondatore della dinastia, Domenico, costruttore friulano che i primi soldi li fece con le costruzioni nel Ponente ligure ai tempi del miracolo economico, capì il debole per il mattone del Principe Ranieri, Claudio sta traducendo in pratica il sogno del principe Alberto: il paradiso dei ricchi, impermeabile alle tensioni del mondo esterno, una sorta di cassetta di sicurezza dell’economia globale dotata però di ogni comfort.

 

Un’opera titanica: 49 piani, il quarto edificio più alto d’Europa, una moderna Tour Eiffel, “un simbolo con cui identificare il Principato – ha confidato in un’intervista a Montecarloin, quotidiano online del Principato – perché il mio mito è Gustave Eiffel”. Un’opera titanica, anzi un ripiego perché Marzocco, in realtà, aveva (e ha) in mente idee ancor più grandiose: un quartiere nuovo per ospitare il Guggenheim, l’ottavo della serie, un museo Ferrari, la sede della Columbia University e pure il Centro della Pace aperto a tutte le religioni. “Lo presentai al governo, ma mi fu detto che era un po’ troppo audace e rivoluzionario per il Principato”. Così l’ingegner Marzocco si è accontentato della nuova Tour Eiffel, pardon Odéon. Se v’interessa, affrettatevi. Ma attenzione: l’astuccio della brochure che illustra le meraviglie del superattico costa mille euro.