La cantante coreana BoA Kwon

Se non conoscete BoA Kwon non potete capire i giovani cattolici di Seul

Giulia Pompili

Francesco è pop, si sa. E non c’è niente di più pop di una Giornata della gioventù, specie se asiatica.

Roma. Francesco è pop, si sa. E non c’è niente di più pop di una Giornata della gioventù, specie se asiatica. In questi giorni per le strade di Seul è tutto un brulicare di immaginette, medagliette, calzini, magliette, tazze, modellini di automobili Kia nere, sofisticatissime televisioni al plasma che trasmettono a tutte le ore la faccia di Papa Bergoglio, da ieri in viaggio apostolico in Corea del sud. E per allietare la festa dei giovani cattolici sudcoreani, in questo clima super pop, non poteva mancare la regina del pop asiatico, BoA. Ma voi, probabilmente, non avete mai sentito parlare di Boa Kwon, classe 1982, detta Beat of Angel. BoA è la star che rappresenta di più il K-pop, la musica leggera sudcoreana: è bella, canta, balla, recita, parla coreano, giapponese e inglese, un po’ di mandarino, fa da testimonial a un numero ormai imprecisato di grandi marche internazionali. Guadagna milioni di dollari l’anno. E’ una macchina da soldi per la SM Entertainment, etichetta indipendente sudcoreana che fattura circa 123 milioni di euro l’anno (di cui il 62 per cento all’estero).

 

Ha iniziato nel 2000, giovanissima, dopo un provino con la sorella (scartata, ovviamente, come nelle migliori delle favole). Oggi ha all’attivo dieci album, in coreano, in giapponese, ma pure uno in lingua inglese. E’ talmente famosa che ha un ruolo da “ambasciatrice culturale” in vari eventi del governo. Nel 2006 un libro della serie “Totally True” della Oxford University Press, destinato alle scuole medie e superiori, l’ha messa nel capitolo “Making an International Star” raccontando la storia dietro lo straordinario successo della cantante – che però, ahimè, resta pressoché sconosciuta in Europa.

 

Ma non è solo la regina del pop, BoA. E’ anche cattolica. E oggi trascorrerà il suo pranzo di Ferragosto con Papa Francesco all’Università cattolica di Daejeon insieme con altri venti “giovani leader asiatici”. Al pranzo nella caffetteria dell’ateneo, uno dei più prestigiosi della Corea del sud, parteciperanno i ragazzi provenienti dal Giappone, dall’India, dal Bangladesh, e poi Pakistan, Taiwan, Nepal, Cina e Mongolia, e come ambasciatrice onoraria dei giovani sudcoreani sarà presente BoA, la stella del K-pop. Ci sarà lei, e non Kim Yu-na, pattinatrice artistica su ghiaccio, argento a Sochi 2014, che all’Osservatore Romano aveva detto di voler parlare con Bergoglio di “jeong” , che significa “affetto umano”. “Sarà forse l’unica occasione in cui Papa Francesco mangerà il kimchi”, il piatto tipico della Corea del sud, scriveva qualche giorno fa il quotidiano conservatore Chosun ilbo, criticando la poca propensione di Francesco per il cibo locale (farà solo due pasti fuori dalla residenza del nunzio apostolico, e chi può biasimarlo). Ci sarà BoA a rappresentare i giovani sudcoreani con Papa Francesco, ma fino a quando potrà, perché poi, di corsa, da Daejeon (che è a un’ora e mezzo a sud di Seul) BoA dovrà andare alla festa parallela. Il vero rito dei giovani asiatici infatti si tiene stasera: il mastodontico concerto SMTown Live World Tour IV, allo stadio di Seul, dove si esibiranno anche le Girls’ Generation, i bellocci TVXQ, gli SHINee, le f(x), gli EXO. La Giornata asiatica della gioventù si ritroverà tutta lì, dopo l’omelia di Francesco, ad allungare le braccia per fotografare i bellocci sul palco col proprio smartphone. Un selfie col Papa, uno con la star.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.