Matteo Renzi (foto LaPresse)

Renzi tra frondisti, inutili sconfitte e piccole aperture sull'Italicum

Redazione

Oggi Governo battuto al Senato, ma il premier non si cruccia e va avanti. E liquida Cottarelli: "Non è che se non c'è non si fa la spending review".

I frondisti del Pd ritornano alla ribalta nell'immobilismo estivo nel quale l'opposizione (e parte della maggioranza) sta cercando di trascinare il governo al Senato, tra emendamenti, voti segreti e ostruzionismo. In mattinata infatti il governo è stato battuto a Palazzo Madama su un emendamento proposto dalla Lega Nord all'interno della riforma del Senato che assegna ai senatori competenze "su materie eticamente sensibili". Renzi incassa il colpo ma non si dispera e alla direzione nazionale del Pd cerca di smorzare il peso dell'evento: "Siamo andati sotto per la presenza di franchi tiratori, ma utilizziamo un linguaggio sereno, non è il remake dei 101 parlamentari del Pd che non votarono Romano Prodi come presidente della Repubblica".

 

La sconfitta al Senato non sposta pesi politici e non mette in alcun modo in discussione la tenuta del governo, tanto che Renzi continua a rivendicare "l'accordo con Forza Italia perché dopo anni in cui le riforme sono state fatte a colpi di maggioranza, è giusto andare parlare", nonostante una velata apertura, almeno a parole, ad alcune modifiche all'Italicum. "Ove ci fosse la possibilità di introdurre le preferenze, il Pd dovrebbe tornare indietro rispetto alla sua tradizionale posizione su questo e penso che siamo tutti d'accordo. Tutti abbiamo detto che se ci fosse stata la possibilità di assicurare maggiore possibilità di scelta, noi saremmo stati d'accordo".

 

Preferenze a parte, tema sul quale il premier si è dimostrato pronto al dialogo già al tavolo con i grillino, l'apertura di Renzi c'è stata soprattutto sulle soglie di sbarramento, "che sono giuste e doverose e presenti in tutti i Paesi europei", ma che se ci fosse un dialogo serio "potrebbero essere riviste, lavorando insieme ai contraenti il patto".

 

Piccole offerte di dialogo su di un progetto di legge che continuerà ad andare avanti sui binari tracciati al Nazarenzo con Berlusconi e che sempre al Nazareno, questa volta alla direzione Pd, Renzi cerca di accelerare e, se non d'accordo, di dimostrare il proprio dissenso senza farlo da "incappucciati con il voto segreto".

 

Tirate d'orecchie democratiche alle quali va aggiunta quella "tecnica" a Cottarelli: "Se facciamo un'operazione da 16 miliardi nel 2015 di taglio delle spese", ha spiegato ancora Renzi, si puo' partire "da voci che non sono previste nell'elenco che ho visto. Per esempio, nel Dl sblocca Italia è previsto un grande investimento nell'efficientamento energetico delle Pa. La bolletta energetica italiana vale 45 miliardi per famiglie e imprese e 5 miliardi per le strutture pubbliche. Un investimento sull'efficientamento energetico con la possibilità di alcune agevolazioni fiscali, come quelle che hanno funzionato in edilizia, può aiutare, specie" considerando che ci sono anche "i fondi europei". Ma il concetto, secondo Renzi, è che non ci deve essere "ansia per pensare a come coprire una misura: le misure sono già coperte". Insomma "Non è che se c'è Cottarelli si fa la revisione della spesa e se non c'è, non si fa".