Matteo Renzi, Nichi Vendola e Pier Luigi Bersani (foto LaPresse)

Un Pd libero da Vendola. Magari

Redazione

L’alleanza del Pd con Sel di Pier Luigi Bersani, infatti, è stata l’espressione di una tattica sostanzialmente alternativa a quella della “vocazione maggioritaria”. Sel è stata il santuario esterno dell’opposizione interna. E Renzi lo sa

Matteo Renzi ha replicato alla scelta di Sinistra ecologia e libertà (o quel che ne resta) di continuare l’ostruzionismo contro le riforme con la preclusione di future alleanze del Pd con il partito di Nichi Vendola, forse anche a livello locale. C’è chi attribuisce questo annuncio alla tensione del momento, ma forse è vero il contrario, cioè che Renzi ha colto l’occasione offerta dalle particolari circostanze per chiudere con uno degli aspetti più deleteri della strategia bersaniana.

 

L’alleanza del Pd con Sel di Pier Luigi Bersani, infatti, è stata l’espressione di una tattica sostanzialmente alternativa a quella della “vocazione maggioritaria”, come d’altronde lo era stata l’incongruo accordo di Walter Veltroni con Antonio Di Pietro. L’idea di assicurarsi una “copertura a sinistra”, che è poi diventata il punto di riferimento esterno della dissidenza interna al Pd, escludeva l’affermazione di una leadership svincolata dagli “idola tribus” del goscismo che non ammette nessun nemico a sinistra. Renzi ha proposto una piattaforma politica, o almeno uno stile di direzione, che va, come direbbe lui, in un altro verso. Non si sente vincolato dai rituali della sinistra novecentesca, rifiuta il connubio antiriformista del partito “conservatore e rivoluzionario” impostato da Enrico Berlinguer dopo la sconfitta della sua strategia delle alleanze del compromesso storico, propone, seppure in modo ancora un po’ sussultorio, una scalata riformista di carattere pragmatico e sistemi di alleanze derivanti dagli accordi sui contenuti e non viceversa.

 

Nichi Vendola ha cercato di rappresentare il santuario esterno per chi dentro il Pd continua a perseguire la tattica bersaniana, a cominciare dai tanti parlamentari nominati da Bersani, ma l’effetto che ha ottenuto è stato l’inverso, non sono franati i gruppi parlamentari del Pd verso Sel, ma, al contrario, quelli di Sel (esistenti solo grazie al premio di maggioranza conquistato con il Pd) verso Renzi. Ora si va verso una resa dei conti voluta da Vendola per ripicca e Renzi sembra saper sfruttare la cosa con grande senso dell’opportunità, al fine di togliere dalla strada della sinistra riformista un altro macigno.

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