In Toscana, la regione che corre, i bambini rischiano di estinguersi

Roberto Volpi

Era il 4 marzo di quest’anno quando la regione Toscana, prima in Italia, rendeva disponibile la Ru486 senza un ricovero ordinario o un day hospital. Le donne, scelta la via dell’aborto, potevano infatti rivolgersi ai consultori e ai poliambulatori della regione.

Era il 4 marzo di quest’anno quando la regione Toscana, prima in Italia, rendeva disponibile la Ru486 senza un ricovero ordinario o un day hospital. Le donne, scelta la via dell’aborto, potevano infatti rivolgersi ai consultori e ai poliambulatori della regione – dove avrebbero dovuto trattenersi per due ore dopo l’assunzione del farmaco e tornare per la seconda dose quarantotto ore dopo.
Pochi mesi e di nuovo la regione Toscana ha bruciato tutte le altre, e lo stesso ministero della Salute, per quanto concerne la possibilità di ricorrere alla fecondazione eterologa. Già a metà settembre sarà possibile per una coppia iniziare i trattamenti in uno dei 22 centri tra privati, pubblici e convenzionati individuati in Toscana per la fecondazione eterologa. E insomma, alla Toscana piace correre e arrivare prima, quando si tratta di nascite da agevolare come da evitare. La giustificazione di tanta fretta da parte dell’assessore regionale alla Sanità Luigi Marroni, per la verità, non giustifica un bel nulla perché non si vede in giro quel rischio di “Far West” che – egli assicura – “vogliamo evitare”.

 

Ora, tanta sensibilità su questa materia da parte di una delle regioni tra le più asfittiche del mondo per quanto riguarda demografia e riproduzione sessuale francamente sconcerta. E un po’ pure insospettisce. In Toscana i bambini rischiano l’estinzione. E non è un eufemismo. Nel 2013 si sono avute in questa regione 29.479 nascite contro 42.185 morti, con uno squilibrio esiziale: oltre il 30 per cento di nascite in meno rispetto alle morti. Ciò che ha portato i bambini e i ragazzi fino a 14 anni d’età di questa regione a non rappresentare neppure il 13 per cento della popolazione, una proporzione di oltre 4 punti percentuali inferiore a quella dell’Europa dei 15 – peraltro l’area del mondo con la minore proporzione di bambini nella popolazione. Ci sono 476 mila abitanti di 0-14 anni, in Toscana, su circa 3,7 milioni di abitanti. Dovrebbero essere, soltanto per eguagliare la media europea, qualcosa come 630 mila. Hanno una qualche consapevolezza, in Toscana, di questa abissale povertà vitale che sta facendo di questa regione un autentico fossile demografico, segnato da un indice di vecchiaia di ben 190 anziani di 65 e più anni ogni 100 bambini e ragazzi fino a 14 anni compiuti d’età – mentre la media italiana non arriva a 150 e quella europea si ferma addirittura a 114? Se sì sarebbe l’ora di dimostrarlo ben al di là dei colpi di teatro e delle gare ad arrivare primi (ma primi in cosa, poi?, e di quanti giorni o settimane?).

 

E questo perché la coppia unita in matrimonio e aperta ai figli non se la passa niente bene in Toscana, bersagliata dalla crisi, magari, ma prima ancora dal senso, che qui si respira, e dall’indirizzo, che qui si vive, di assoluto relativismo – e di conseguente indifferenza – dei pubblici poteri rispetto alle forme di famiglia a maggiore o minore e perfino a nulla responsabilità individuale e di coppia. Continuando così è facile prevedere vittorie su vittorie, fino al definitivo rattrappimento finale. Occhio, perché un tale traguardo, se non ci si sbriga a rilanciare in Toscana, culturalmente e programmaticamente, il modello della coppia unita in matrimonio e aperta ai figli, è per così dire a portata di mano.