Una foto del serbatoio di gasolio colpito nei raid israeliani e che hanno distrutto la centrale elettrica di Gaza (Foto Ap)

A Gaza 5 soldati israeliani uccisi. Distrutta l'unica centrale elettrica

Redazione

I militari colpiti in un'imboscata. Netanyahu: "Non ci fermeremo". La diplomazia nuovamente in stallo

Israele ha ripreso le operazioni militari a pieno regime nella Striscia di Gaza ponendo fine di fatto alla già flebile possibilità di interrompere i 22 giorni di combattimenti. Il primo ministro Benjamin Netanyahu aveva avvisato le forze di sicurezza israeliane così come i residenti di Gaza, di tenersi pronti a una ripresa imminente delle operazioni militari. Il lancio di missili verso la Striscia è così ricominciato: uno di questi ha colpito l'abitazione del leader di Hamas a Gaza, Ismail Haniyeh, senza però causare vittime. Nella notte l'attacco di Tsahal si è concentrato nella zona costiera dove sarebbero rimaste uccise già 30 persone. I militari israeliani rimasti uccisi sarebbero invece cinque dopo i combattimenti presso il tunnel sotterraneo di Nahal Oz, presso il confine con Gaza, dove i militanti palestinesi si sono scontrati con l'esercito di Israele. Si è trattata di un'imboscata compiuta dai combattenti di Hamas a una batteria di soldati israeliani in perlustrazione. Secondo i palestinesi, i missili israeliani avrebbero colpito anche la sede dell'emittente televisiva e radiofonica al Aqsa. Altre 20 case e due moschee sono state bersaglio dei raid. Tra gli obiettivi colpiti anche l'unica centrale elettrica della città, espolosa per via di un incendio causato dal lancio di missili contro un serbatoio di gasolio, lasciando così al buio migliaia di famiglie. In quello che è stato uno dei bombardamenti più violenti dall'inizio del conflitto, il bilancio delle vittime palestinesi è salito a 30 solo nelle ultime ore.

 

In un messaggio televisivo rivolto ieri in serata, Neatanyahu ha ribadito che "le operazioni militari non si fermeranno finché i tunnel non saranno annientati perché usati dai terroristi per attaccare e uccidere i nostri bambini", ammettendo che "ci aspetta una lunga campagna militare". Per questo motivo, già ieri i residenti di Gaza erano stati invitati ad abbandonare le propie abitazioni. Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas, ha replicato: "Israele non fa paura né ad Hamas né ai palestinesi. Pagherà a caro prezzo la scelta di continuare a combattere". 

 

Il processo di mediazione internazionale intanto è tornato in una fase di stallo. Nessuna intesa tra le richieste di Hamas (fine del blocco imposto alla Striscia) e quelle israeliane (smilitarizzazione totale dei combattenti palestinesi). Netanyahu continua a premere per un accordo sulla base del piano formulato dall'Egitto mentre non intende accettare Qatar o Turchia come mediatori, considerati partigiani di Hamas. Gli Stai Uniti e le Nazioni unite dovranno quindi trovare nuove soluzioni dopo che le richieste di un prolungamento del cessate il fuoco si sono rivelate un nulla di fatto.