Bambini camminano sulle macerie della moschea di Giona a Mosul, appena distrutta dallo Stato islamico (Foto Ap)

In Iraq lo Stato islamico distrugge anche la moschea di Giona

Redazione

Era un luogo sacro dell'Islam citato dalla Bibbia e dal Corano. La guerra agli sciiti continua. Ieri il Parlamento ha nominato Fouad Masoum nuovo presidente.

Uno dei più importanti luoghi di culto dell'Islam, la moschea di Giona a Mosul, è stato raso al suolo dallo Stato islamico. L'edifico sacro, citato sia nella Bibbia sia nel Corano è stato fatto saltare in aria dopo che dei miliziani hanno interrotto la preghiera e hanno evacuato la moschea prima di farla esplodere. Sale così a trenta il bilancio dei luoghi sacri distrutti dai guerriglieri del Califfato. Alcune settimane fa era stata la volta delle moschee sciite di Ninive che erano stata completamente rase al suolo.

 

L'obiettivo dello Stato islamcio è quello di epurare il Califfato dagli "infedeli" a cominciare dagli sciiti. La distruzione delle moschee, tuttavia, rappresenta un colpo durissimo, in particolare quella di Giona, intitolata al profeta che morì inghiottito da una balena secondo i testi sacri. La moschea, luogo di culto celebre in tutto il Medio Oriente, ospitava quella che per i musulmani era la tomba del profeta e per questo era destinazione di molti pellegrinaggi sciiti e sunniti, era stata costruita sui resti archeologici risalenti all'VIII secolo a.C. Non solo gli sciiti, lo Stato islamico colpisce anche le altre confessioni di fede come quella cristiana, issando il vessillo nero del Califfato sugli edifici cristiano ortodossi. Si tratta di uno dei passi fondmentali nella costruzione di uno stato islamico, basato su una vasta manipolazione di alcuni versi delle sacre scritture islamiche. L'esecuzione di massa di centinaia di soldati sciiti fanno parte del medesimo piano dei jihadisti.

 

Durante il suo sermone tenuto presso la città di Kerbala, intanto, il Gran Ayatollah Ali al Sistani ha rivolto un nuovo appello al premier Nouri al Maliki affinché si faccia da parte permettendo la formazione di un nuovo governo che includa le minoranze sunnite e curde. "E' tempo che i politici pensino al bene del paese e non al proprio", ha detto la guida spirituale, condannando così le politiche discriminatorie condotte da Maliki e che hanno di certo alimentato l'odio dei sunniti. Ieri il Parlamento di Baghdad ha nominato l'avvocato curdo Fouad Masoum nuovo presidente dell'Iraq, passo deciisivo verso la formazione di un nuovo governo. Il vicepresidente staunitense, Joe Biden ha telefonato a Masoum rinnovando l'esigenza che la strada verso la formazione di un nuovo governo sia spedita. Un invito forse troppo tardivo. Lo Stato islamico, oltre alla distruzione dei luoghi sacri, continua a consolidare il controllo dei territori a nord della capitale. L'offensiva dell'esercito iracheno verso Tikrit è stata respinta e le truppe regolari appaiono sempre più inadeguate per arrestare i jihadisti.

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