Cosimo Maria Ferri (Foto La Presse)

Ferri, così fan tutti (anche peggio)

Redazione

Non ci scandalizza il sottosegretario ex pm che fa campagna per il Csm.

E di cosa si stupisce Matteo Renzi? Il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri, magistrato (in aspettativa) adesso al governo, ex membro del Csm, già leader della correntona chiamata Magistratura indipendente (Mi), afferra il suo cellulare e manda alcuni sms a dei colleghi magistrati per “caldeggiare” la candidatura di alcuni suoi colleghi al Consiglio superiore della magistratura, insomma per chiedere voti. Niente di nuovo sotto il cielo opaco del sistema politico-giudiziario d’Italia. Quella della telefonatina, della richiesta di voti, della raccomandazione, è prassi. Si tratta di una pratica discutibile e molto diffusa fra i magistrati, un sistema antiestetico tanto più perché col passare degli anni le correnti della magistratura si sono trasformate in partitini del tutto slegati da ideologie, mode culturali e pensiero, per assumere i tratti di vere lobby di potere personale, scollegate da progetti che non siano soprattutto di spartizione, come dimostrano anche le telefonate del dottor/sottosegretario.

 

Ma non c’è soltanto questo. Il presidente del Consiglio si è rabbuiato perché le telefonate sono partite da un membro del governo. E perché mai stupirsi? Dal momento in cui, più di vent’anni fa, i magistrati sono stati cooptati in politica, dal momento in cui si è accettato il sistema delle porte girevoli tra politica e giustizia, dopo vent’anni di esposizione inaudita dei magistrati nell’arena dei conflitti parlamentari e d’opinione, bisogna evidentemente anche accettare gli effetti più grotteschi del cortocircuito. Comprese le telefonate di raccomandazione. Piuttosto, Renzi, che ha giustamente criticato l’abuso dei doppi incarichi in politica e tra i grandi burocrati dello stato, potrebbe riflettere su questo: il dottor/sottosegretario Ferri, come Anna Finocchiaro, e come quasi tutti i magistrati in Parlamento, non si è dimesso dalla magistratura. Au contraire. Ogni quattro anni il dottor Ferri viene promosso e valutato dal Csm, malgrado lui non vada in udienza perché svolge le funzioni di sottosegretario. Ecco. Le promozioni sono accompagnate da un giudizio, che le giustifica, e che si chiama “valutazione di professionalità”. Si tratta, solitamente, di diverse pagine, argomentate, con le quali si esprime un parere sull’attività giurisdizionale del magistrato, cioè esattamente quel lavoro che tuttavia Ferri, come i suoi colleghi in Parlamento, al governo e nei ministeri, non svolge. Legittimo sarebbe chiedersi cosa mai scriva il Csm in queste sue “valutazioni di professionalità” per le decine e decine di magistrati in aspettativa da anni. E legittimo è chiedersi quanto a lungo possa durare questa aspettativa, che in taluni casi, mentre matura la doppia pensione (quella politica e quella togata), diventa un’aspettativa eterna.

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