Caccia russi in arrivo alla base militare irachena di al-Muthanna per aiutare il governo di Baghdad contro i jihadisti (Foto Ap)

Tutti in Iraq

Redazione

I cieli di Baghdad sono affollati, Mosca e Teheran ne hanno il dominio.

I cieli dell’Iraq sono affollati in questi giorni. A Baghdad sono arrivati gli Apache americani, che non si vedevano dai tempi della guerra, e droni da ricognizione Rq-7 Shadow. L’Amministrazione Obama li ha inviati insieme a 500 soldati (duecento in più di quelli previsti) per proteggere il personale diplomatico e i consiglieri militari che sono in Iraq – non saranno usati per combattere attivamente lo Stato islamico. Per quello arriveranno altri Apache, e pure i caccia F-16 comprati dal governo iracheno di Nouri al Maliki, ma bisognerà aspettare almeno la fine dell’estate. Dalla Russia, invece, gli aiuti per Maliki sono atterrati lunedì, tra le lodi dei media di stato: sette caccia Sukhoi Su-25, più altri cinque in arrivo, più elicotteri da guerra Mi-35 e Mi-28 promessi a breve. La Russia ha inviato anche una squadra di addestratori e, hanno detto alcune fonti a Josh Rogin sul Daily Beast, anche alcuni piloti – se fossero loro a colpire per la Russia sarebbe uno strike in incognito. A riempire gli hangar dell’aeroporto di Baghdad sono appena arrivati anche i caccia dei pasdaran iraniani, sette Su-25 Frogfoot inviati in segreto e, si dice, droni da guerra. Sono tutti affollati sull’Iraq, americani e russi e iraniani, e intanto nel palazzo di Baghdad non c’è nessuno. Lunedì il Parlamento iracheno è scoppiato in rissa in meno di mezz’ora, non ha trovato accordo sul nome di uno speaker e non ha neanche iniziato le trattative per la formazione di un governo inclusivo. Senza di esso, l’America ha detto che non si muoverà, e la Russia è già pronta a fare le sue veci. A Baghdad come già in Siria si gioca la partita per il dominio del medio oriente, e Mosca è in vantaggio.