I prezzi mosci appesantiscono il debito

Redazione

Calo imputabile all'accentuarsi della diminuzione dei prezzi degli alimentari non lavorati

Frena ancora l'inflazione a giugno. L'indice calcolato dall'Istat registra un incremento dello 0,1 per cento rispetto al mese precedente per un dato tendenziale in aumento dello 0,3 per cento, in rallentamento dello 0,5 per cento rispetto maggio. Un dato che preoccupa in quanto la riduzione dell'inflazione comporta una riduzione del pil nominale, rendendo così più difficile ridurre il rapporto tra debito pubblico e pil.

 

Il calo dell'inflazione, spiega l'istituto di statistica, è in primo luogo imputabile all'accentuarsi della diminuzione dei prezzi degli alimentari non lavorati. Alla decrescita contribuiscono, in misura minore, anche le decelerazioni della crescita su base annua dei prezzi dei beni energetici non regolamentati e dei servizi relativi all'abitazione.

 

Allargando lo sguardo all'Eurozona, l'Eurostat comunica che a giugno l'inflazione annua è attesa al +0,5 per cento, stabile rispetto al mese di maggio. Entrando nel merito le principali componenti dell'inflazione dell'area dell'euro, per i servizi si prevede più alto tasso annuo a giugno (+1,3 per cento, rispetto al +1,1 di maggio), seguiti dall'energia (0,1 per cento, rispetto al 0 di maggio), beni industriali non energetici (stabile rispetto a maggio) e il cibo, alcool e tabacco (-0,2 per cento, rispetto al +0,1 per cento di maggio). Mario Draghi nei giorni scorsi ha già annunciato che la Bce interverrà in modo da scongiurare la spirale deflazionistica.

 

L'attenzione ora si sposta alla riunione della Bce di giovedì prossimo per conoscere quali saranno le manovre adottate e quando queste saranno messe in pratica.

Di più su questi argomenti: